La rissa tra Virginia Raggi e Roberta Lombardi per le candidature M5s: «A Roma ti hanno mandato a casa, hai fallito»

Le Parlamentarie di Conte si svolgeranno il 16 agosto. Intanto le due elette continuano a punzecchiarsi

I nomi dei candidati del Movimento 5 Stelle alle elezioni del 25 settembre usciranno a Ferragosto. Il 16 del mese è il termine scelto dal leader Giuseppe Conte. E, secondo quanto racconta una fonte al Corriere della Sera, con le Parlamentarie si sceglieranno soltanto i candidati dei collegi uninominali. Secondo i grillini con il 12% potranno avere 12 seggi al Senato e ben 25 alla Camera. Ma le previsioni sembrano ottimistiche, visto che secondo le simulazioni delle società di sondaggi il M5s non avrebbe eletti in quattro regioni e ne avrebbe pochissimi in altre cinque. Intanto scoppia una polemica (l’ennesima) tra Virginia Raggi e Roberta Lombardi. La prima nei giorni scorsi aveva evocato lo stop alle alleanze «in tutte le realtà in cui governiamo con i Dem».


Le Parlamentarie di Ferragosto

Lombardi, che è al governo con Zingaretti nel Lazio, le ha replicato su Facebook: «Alla fine sono i fatti che contano. Sono i risultati raggiunti che parlano del nostro operato e per i quali saremo giudicati alle urne. Perché in fin dei conti si può anche governare Roma per cinque anni e mezzo avendo la maggioranza ma se alla fine del mandato i cittadini ti mandano a casa, senza nemmeno farti arrivare al ballottaggio, allora è il caso di farsi una domanda. Non di lanciare proclami dal pulpito, tra l’altro con una doppia morale sulle candidature e sul processo partecipativo dal basso dopo aver riempito in buona parte le liste dei municipi con dei propri “nominati”».


Intanto, racconta il Corriere, nel database grillino sono iniziate ad arrivare alcune centinaia di auto- candidature. Il M5S continuerà a raccogliere i nomi degli aspiranti deputati e senatori fino a lunedì alle 14. In maniera riservata, secondo quanto riportato dall’Adnkronos, più di un eletto avrebbe inviato doglianze via sms a Beppe Grillo sui poteri di scelta dei capilista di Conte. Che non gli appartengono, ha precisato ieri l’avvocato Lorenzo Borré. Nello Statuto non c’è l’ombra di questo potere per l’ex Avvocato del Popolo.

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