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Le condizioni di Renzi a Calenda: «Non sono una mammoletta: prima l’accordo poi le liste. Letta? Ha fatto una frittata»

I due hanno fissato a domani l'incontro decisivo per chiudere o meno un'intesa per il 25 settembre

La trattativa nel Terzo polo va avanti dice Matteo Renzi intervistato dal direttore della Stampa Massimo Giannini, ma «non abbiamo ancora chiuso con Calenda». L’appuntamento tra il leader di Italia Viva e quello di Azione è fissato per domani «e decidiamo se Sì o No». Renzi si dice «ottimista e prudente», ricordando soprattutto quali sono i presupposti necessari perché l’intesa vada in porto: «bisogna capire qual è la prospettiva: le candidature e le liste sono le cose più facili. La domanda è vogliamo fare un polo del buonsenso?». Quel che serve dice Renzi è «un accordo serio», chiarendo poi che «io non sono una mammoletta: dico che prima viene il progetto politico poi viene la generosità personale». Quanto alla possibilità che il leader di Italia Viva e il leader di Azione stiano lavorando a un’alleanza per “fregare” il segretario del Pd Letta, Renzi replica: «La verità è che Letta si frega da solo…». Ma il leader di Italia Viva lancia poi un appello a tutte le forze politiche: «Prendiamo l’impegno a fare la riforma costituzionale tutti insieme, la riforma serve a tutti: l’idea che si debba fare tutti insieme supera il problema del 66%. Inoltre, la riforma delle istituzioni va fatta: c’è la necessità dell’elezione diretta, ma non del Presidente della Repubblica, ma del presidente del Consiglio».

I sondaggi

A proposito poi dei sondaggi usciti di recente, fra cui quello di Youtrend che fissa Azione a uno scarso 2%, Renzi glissa: «Io i sondaggi non li ho mai guardati: un politico segue le idee non i sondaggi. Poi molti sondaggisti dicono che c’è un ampia area vicina al centro. Se Berlusconi e il Pd ci teme allora credo che possiamo avere risultati superiori alle attese».

Il rapporto con Letta: «È il miglior amico di Giorgia Meloni»

Il leader di Italia Viva poi passa a commentare il suo rapporto con il segretario del Pd e gli accordi stretti dai dem nel centrosinistra: «Ogni volta che ho una posizione diversa da Enrico Letta si parla di rancore, ma è evidente che quella storia là non gli è passata…Aveva tre alternative: la prima era il grande accordo contro le destre, e sarei stato contrario, ma avrebbe dovuto fare l’accordo con Conte. Seconda ipotesi era fare l’Agenda Draghi, ma ha messo il veto su di noi prendendo Fratoianni. Terza ipotesi, quella Veltroni, vado da solo. Invece ha fatto una frittata. Di Maio con il Pd? Lui disse che avevamo rubato i bambini di Bibbiano…». E Renzi poi incalza l’ex alleato: «Letta è il miglior amico di Giorgia Meloni».

Riportare Draghi a Palazzo Chigi

Renzi spiega poi che qualora il Terzo Polo dovesse andare bene sul proporzionale «possiamo riportare Draghi a Palazzo Chigi. Berlusconi capisce che il Terzo polo porta via voti a lui e al Pd: se avesse voluto fare un’operazione vera non avrebbe mandato a casa Draghi», aggiungendo che l’ex numero uno della Bce è diventato presidente del Consiglio pur non essendo stato candidato, ma chiamato invece dal presidente Mattarella.

Il rischio delle destra

Ed è proprio sul fronte della sostenibilità e stabilità dell’economia italiana che l’ex premier tiene il punto: «Se vince la destra è in pericolo il portafoglio e il debito: non è un pericolo per la democrazia o per la Costituzione». E Renzi osserva: «Ci aspettano tempi difficili: avremo tanta inflazione. Quando hai l’8-9% tanti vanno sotto la soglia di povertà. A quel punto tra settembre e dicembre se si deve ridiscutere il patto di stabilità europeo: là ci sono quelli tosti, gli olandesi. Ma se non cambiamo quel patto non andiamo da nessuna parte. Io chiedo, chi preferite che vada a trattare? Draghi o Meloni?».

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