Ecco il documento che inguaia Trump. Pubblichiamo il mandato con le tre ipotesi di reato, compreso lo spionaggio

Un giudice federale della Florida ha svelato i documenti relativi alla perquisizione da parte dell’FBI della casa dell’ex presidente statunirense a Mar-a-Lago

Donald Trump è indagato dall’FBI per spionaggio. A confermarlo è la lettura dell’ordine di perquisizione della villa dell’ex presidente statunitense a Mar-a-Lago, anticipate da Politico, secondo cui l’ex presidente sarebbe indagato per spionaggio, oltre che per ostruzionismo nelle indagini. Nelle ultime ore gli avvocati di Trump hanno dato il via libera alla pubblicazione del mandato di perquisizione dell’Fbi. Il mandato di perquisizione è stato approvato da un giudice federale della Florida lo scorso 5 agosto, tre giorni prima dell’irruzione di lunedì. Il documento del tribunale dà tempo alle forze dell’ordine di eseguire la perquisizione fino al 19 agosto. Nel mandato viene indicato che gli agenti devono perquisire «l’Ufficio 45», in riferimento al fatto che Trump è stato il 45° presidente statunitense, così come «tutti gli archivi» e tutte le stanze utilizzate da Trump e dal suo staff in cui potrebbero essere conservati i documenti.


Il mandato esclude specificamente alcune aree dalla perquisizione, tra cui le suite private per ospiti o altre strutture affittate. Il documento del tribunale stabilisce che Trump è indagato per aver violato una legge federale nota come US Espionage Act. Il mandato afferma che gli agenti sono autorizzati a sequestrare le prove che rivelano gli sforzi di Trump per conservare illegalmente informazioni sensibili che potrebbero aiutare gli avversari statunitensi o distruggere o nascondere documenti del governo statunitense, ossia:


  • Eventuali documenti fisici con contrassegni di classificazione, insieme a eventuali contenitori/scatole;
  • Dettagli sulla conservazione o trasmissione di informazioni sulla difesa nazionale o materiale classificato;
  • Qualsiasi documento governativo e/o presidenziale dal mandato di Trump;
  • Qualsiasi prova dell’alterazione consapevole, distruzione o occultamento di qualsiasi documento governativo e/o presidenziale, o di qualsiasi documento con contrassegni di classificazione.

Il mandato di perquisizione rivela anche che gli agenti dell’Fbi stavano cercando prove relative a tre leggi degli Stati Uniti. La prima, la 793, relativa alla raccolta, alla perdita o alla condivisione con una persona non autorizzata di informazioni relative alla difesa nazionale. Le altre due, la 2071  e la 519, riguardano l’occultamento, la distruzione o la rimozione di documenti. Il mandato consente il sequestro di «tutti i documenti fisici e le registrazioni che costituiscono prove, contrabbando, frutti di reato o altri oggetti posseduti illegalmente in violazione di» della legge statunitense sullo spionaggio. Tra i documenti elencati spicca la lettera che concede l’amnistia legale all’ex alleato di Trump, Roger Stone, una scatola di documenti rilegata in pelle e un documento intitolato «Info re: President of France», ossia Emmanuel Macron. Sono inoltre elencati altri documenti etichettati come Top Secret (TP) e Sensitive Compartmented Information (SCI). Altri documenti presenti nell’elenco sono inclusi sotto l’etichetta «documenti segreti vari».

Il documento integrale

Trump nega che i documenti ricercati dall’Fbi riguardino armi nucleari

In precedenza, l’ex presidente aveva in precedenza attaccato il Washington Post definendo una “bufala” la notizia diffusa dal quotidiano secondo cui i documenti top secret ricercati dall’Fbi, e si presume trafugati dal tycoon, fossero relativi alle armi nucleari. Adesso, per difendersi, Trump ha chiamato in causa quanto a suo dire sarebbe successo ai suoi predecessori. Sul suo social, infatti, l’ex leader USA ha accusato Barack Obama: «Il presidente Barack Hussein Obama ha preso 33 milioni di pagine di documenti, molti dei quali riservati. Quanti di loro riguardavano il nucleare? La risposta è: un sacco!», ha scritto.

La smentita della NARA

La National Archives and Records Administration, però, ha smentito le dichiarazioni di Trump. Come riporta il Whashington Post, la NARA ha affermato di aver ottenuto «la custodia legale e fisica esclusiva» dei documenti di Obama quando ha lasciato l’incarico nel 2017. Ha aggiunto inoltre che circa 30 milioni di pagine di documenti non classificati sono stati trasferiti a una struttura di sua proprietà nell’area di Chicago, e che al momento rimangono sotto il loro esclusivo controllo. «L’ex presidente Obama non ha alcun controllo su dove e come NARA archivia i documenti presidenziali della sua amministrazione», hanno spiegato.

Nei giorni passati, Trump aveva tirato in ballo anche Hillary Clinton: a lei, si leggeva in un suo comunicato, «è stato permesso di cancellare 33 mila email dopo che erano state richieste dal Congresso. Non è successo assolutamente niente perché venisse chiamata a risponderne». Secondo il Washington Post, le perquisizioni nella residenza Trump a Mar-a-Lago hanno messo in evidenza le preoccupazioni del governo Usa sulle informazioni in possesso dell’ex presidente e sul pericolo che possano finire in mani sbagliate. Il Wall Street Journal invece ha rivelato che tra le carte portate via dal Mar-a-Lago ci sarebbero anche documenti sul presidente francese Emmanuel Macron. Secondo la testata, 20 scatoloni sarebbero stati portati via da Mar-a-Lago, oltre ad alcuni raccoglitori di foto e una «lettera di clemenza» scritta per conto dello stratega politico Roger Stone, un alleato di Trump di lunga data.

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