Covid, da 0 contagi al 75% della popolazione infetta in una settimana. Lo strano caso delle isole Marshall

Nel Paese non si erano mai registrati contagi interni grazie alla rigida quarantena. In una settimana, però, il tasso di positività dei tamponi ha raggiunto il 75%. Tra ieri e oggi i casi sono raddoppiati

Il 75% dei tamponi effettuati nelle isole Marshall è positivo. Fino alla scorsa settimana, nel Paese non era mai stato registrato un contagio interno di Covid-19. Appena saputo dell’enorme diffusione del virus, l’8 marzo 2020, le autorità del piccolo Paese insulare nell’Oceano Pacifico da meno di 60 mila abitanti avevano chiuso i confini. Una «decisione intelligente», l’ha definita il segretario alla salute Jack Niedenthal, che aveva permesso alle isole di non registrare nessun caso di Coronavirus in tutto il 2021. Ora, però, si stima che un cittadino su 10 abbia il Covid, mentre i casi registrati ufficialmente sono oltre 3 mila. Una condizione che ha indotto il governo a dichiarare lo «stato di disastro sanitario».


Lunedì scorso, si è verificato il primo contagio interno confermato, anche se ancora non è chiaro come sia stato possibile, dato che prima dell’esplosione del focolaio, tutti i viaggiatori dovevano osservare un periodo di 10 giorni di quarantena prima di potersi muovere liberamente nella piccola nazione. Inoltre, come riporta Radio New Zealand, le sei persone risultate positive l’8 agosto «non hanno viaggiato, e non hanno avuto contatti con individui in quarantena». Tra ieri e oggi i casi sono raddoppiati. L’11 agosto è stata registrata la prima morte per Covid del Paese da quando è iniziata la pandemia; al momento se ne contano quattro.


Medici e infermieri al lavoro anche se positivi

La situazione pare comunque essere sotto controllo, ha spiegato Niedenthal: «Le cose stanno migliorando e continueranno a farlo». Il 70 per cento della popolazione maggiore di sei anni è vaccinato. Tuttavia, una delle ragioni per cui era stata adottata una strategia zero-Covid è la limitata capacità degli ospedali del Paese, che per di più non dispone di molti medici e infermieri, tanto che – riporta il Guardian – al professionale sanitario è stato chiesto di lavorare anche in caso di positività, se i sintomi sono lievi. Nonostante le proteste, Niedenthal non ha cambiato la propria linea: «Non puoi avere servizi sanitari senza qualcuno che ci lavori». Al momento sono state ricoverate nove persone.

«Niente lockdown, siamo fiduciosi»

Nonostante l’enorme focolaio, nel Paese non è stato istituito un lockdown. Molte persone però stanno comunque scegliendo di rimanere a casa volontariamente e le scuole sono state chiuse. È stato inoltre destituito l’obbligo di quarantena all’arrivo sull’atollo, ormai non più necessario, che aveva permesso al virus di rimanere isolato quando nell’ottobre del 2020 due turisti americani erano sbarcati positivi. «Provvigioni e aiuti arriveranno presto dagli Stati Uniti» ha fatto sapere Niedenthal, che si è detto fiducioso: «Ritardando l’arrivo del virus abbiamo avuto il tempo di imparare come proteggere la nostra gente». A inizio agosto Taiwan aveva inviato scorte di dispositivi di protezione.

In copertina: Facebook | Le isole Marshall ricevono dispositivi di protezione da Taiwan

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