Il Mediterraneo è il mare più invaso al mondo dai pesci esotici: 200 nuove specie per tropicalizzazione e attività umane – Lo studio

L’arrivo di nuovi pesci si deve in parte alle temperature sempre più alte dei mari

Il Mediterraneo è il mare più invaso al mondo da pesci esotici. Ad affermarlo è uno studio italiano dell’Istituto per le risorse biologiche e biotecnologie marine (Irbim) e pubblicato sulla rivista Global Change Biology. Secondo l’analisi condotta dai ricercatori italiani, sono duecento le nuove specie arrivate nelle acque del Mediterraneo negli ultimi 130 anni. Un fenomeno dovuto in parte al cambiamento climatico e all’aumento della temperatura dei mari, ma anche alle attività umane.


Lo studio

Lo studio pubblicato su Global Change Biology, che porta le firme di Ernesto Azzurro, Sonia Smeraldo e Manuela D’Amen, si intitola “Dinamiche spazio-temporali di specie ittiche esotiche nel Mar Mediterraneo e ricostruisce la storia delle invasioni biologiche che hanno cambiato in modo forse irreversibile la popolazione ittica del mare nostrum. «Lo studio dimostra come il fenomeno abbia avuto un’importante accelerazione a partire dagli anni Novanta e come le invasioni più recenti siano capaci delle più rapide e spettacolari espansioni geografiche», spiega Ernesto Azzurro, che ha guidato il team di ricercatori. La principale porta di ingresso per i pesci tropicali è il Canale di Suez, che ha portato nel Mediterraneo alcune specie ittiche tipiche del Mar Rosso.


Al fenomeno, però, hanno contribuito direttamente anche alcune attività umane, come il trasporto navale. Il problema è che, al contrario di quanto si potrebbe pensare, l’arrivo di nuove specie ittiche non sempre corrisponde a un aumento della biodiversità. «Alcune di queste specie costituiscono nuove risorse per la pesca, ben adattate a climi tropicali e già utilizzate nei settori più orientali del Mediterraneo», spiega il ricercatore. «Allo stesso tempo, molti “invasori” provocano il deterioramento degli habitat naturali, riducendo drasticamente la biodiversità locale ed entrando in competizione con specie native più vulnerabili». Il problema più grande, poi, è la velocità con cui sta avvenendo questo cambiamento, che è «così rapido da aver già cambiato l’identità faunistica del nostro mare».

La tropicalizzazione del Mediterraneo

L’arrivo nel Mar Mediterraneo di specie provenienti da aree tropicali (o sub-tropicali) del pianeta viene chiamata “tropicalizzazione”. Un fenomeno a cui si assiste soprattutto a partire dagli anni Settanta e che gli esperti associano in genere al progressivo aumento della temperatura globale e dei mari. Soltanto qualche settimana fa, per esempio, alcune porzioni del Mar Tirreno hanno raggiunto temperature di 4 o 5 gradi superiori alla media stagionale, arrivando a toccare livelli tipici del Mar Rosso. Gli esperti dividono le specie esotiche che ora popolano il Mediterraneo in due categorie: quelle atlantiche (entrate dallo stretto di Gibilterra) e quelle lessepsiani (originarie del Mar Rosso). Della prima categoria fanno parte alcuni pesci come la ricciola fasciata, la bavosa africana e il pesce palla. Tra le specie arrivate tramite il canale di Suez ci sono invece la triglia e il pesce scoiattolo. Alcune di queste specie sono presenti ormai da anni nel Mediterraneo, al punto da essere regolarmente pescate e commercializzate.

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