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FdI mette radici al Nord e al Centro, resiste (ma a fatica) la Zona rossa del Pd: le mappe post-voto dell’Istituto Cattaneo – Lo studio

27 Settembre 2022 - 11:51 Redazione
La Lega sembra ormai tornata all'interno dei confini di quando c'era Bossi. Il M5S si conferma partito del Sud

Nuove aree conquistate, ritirate poco strategiche e fortini che rimangono in piedi. Sono solo alcune delle osservazioni che si possono fare all’indomani dei risultati elettorali sulla distribuzione geografica del voto. L’Istituto di studi e ricerche Carlo Cattaneo ha pubblicato una analisi di approfondimento intitolata: La nuova geografia del voto. Osservando la distribuzione territoriale dei consensi ottenuti dai 4 partiti che hanno ottenuto più voti, emergono tutte le problematiche che i partiti dovranno affrontare nei prossimi mesi e i punti di forza da cui poter ripartire.

FdI si radicalizza anche al Centro

Lo studio, a cura di Cecilia Biancalana e Moreno Mancosu, inizia prendendo in esame l’exploit di Fratelli d’Italia. Vincitore di queste elezioni, il partito di Giorgia Meloni è passato dal 4% al 26% nel giro di una legislatura. La distribuzione dei voti mostra come sia riuscito a radicarsi al Nord-Est e al Centro, ma non ancora a sfondare al Sud. Secondo l’Istituto, è la prova di come Meloni si stia allontanando sempre di più dalla vecchia Alleanza Nazionale, che nel Mezzogiorno aveva molto consenso, avvicinandosi invece alla Lega suo principale affluente. I picchi più alti di consensi, infatti, sono stati registrati in Veneto, Lombardia, sud delle Marche e in Umbria.

Istituto Cattaneo – “La nuova geografia del voto”| Distribuzione territoriale dei consensi ottenuti da Fratelli d’Italia

La Lega torna nei confini

Per quanto riguarda la Lega, invece, sembra essersi verificato un parziale ritorno alle origini. Il partito di Matteo Salvini è tra gli sconfitti di queste elezioni, nonostante la sua coalizione abbia vinto. La sua alleata-rivale Meloni ha ottenuto più del triplo dei suoi voti, cosa che lo ha fatto retrocedere di oltre 3 milioni di consensi rispetto al 2018. Le perdite più sostanziali sono state registrate nelle aree che era riuscito a conquistare all’inizio della precedente legislatura, nel Centro-Sud. Scarso il supporto arrivato anche dalle grandi città e nelle cinture metropolitane, «si notino i cali di consensi nella cintura del milanese, del padovano e del torinese», scrivono Biancalana e Mancosu. La Lega ha potuto contare, invece, sui voti provenienti dal Lombardo-Veneto, Piemonte e Friuli Venezia-Giulia, ovvero nei confini della Lega Nord di Umberto Bossi.

Istituto Cattaneo – “La nuova geografia del voto”| Distribuzione territoriale dei consensi ottenuti dalla Lega

La Zona rossa del Pd e i 5 Stelle al Sud

Passando al Pd, si osserva come sia riuscito a resistere nella Zona rossa, quindi Toscana, Emilia-Romagna, nord delle Marche e Umbria: «Dal punto di vista territoriale, la zona rossa è l’unica delle vecchie zone politiche italiane a resistere, sebbene a fatica», scrivono gli autori del rapporto. La percentuale di voto ottenuta è pressocché identica a quella del 2018, tuttavia in termini assoluti ha perso un milione di voti. Chi è cambiato è stato invece il Movimento 5 Stelle. Quando si presentò per la prima volta alle elezioni nazionali, nel 2013, registrò un consenso abbastanza omogeneo in tutta la Penisola. A partire già dal 2014, è iniziata una meridionalizzazione che si è rivelata netta nel 2018 e alle europee del 2019, e che quest’anno ha confermato il Movimento come il partito del Sud.

Istituto Cattaneo – “La nuova geografia del voto”| Distribuzione territoriale dei consensi ottenuti dal M5S

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