Studentessa iraniana in Italia minacciata per il sostegno alle proteste in Iran: scatta la vigilanza della polizia

La ragazza è stata citata in diversi gruppi su Telegram con minacce e una foto del suo volto con una croce sopra

Samirà A., figlia di esuli iraniani, studentessa all’ultimo anno di Medicina, è diventata «obiettivo sensibile» a seguito delle sue prese di posizione contro la Repubblica Islamica e a sostegno delle donne in protesta in Iran. La ragazza ha riferito che la Questura della città in cui vive in Lombardia ha disposto dei controlli nella zona della sua abitazione. Tutto sarebbe nato in seguito di una clip che ha inviato la settimana scorsa a Sky e a un’intervista a un quotidiano locale a sostegno delle donne che protestano a Teheran per la morte di Mahsa Amini. Samirà è amministratrice del gruppo Facebook Giovani iraniani in Italia ed è stata tra i manifestasti scesi nelle piazze italiane nelle settimane scorse con l’Associazione giovani iraniani d’Italia che da diversi anni si oppone al «regime» in atto. La Questura ha deciso di avviare un sistema di allerta per la giovane studentessa perché su diversi gruppi telegram sono circolate minacce nei suoi confronti, con tanto di foto con il suo volto e una croce rossa sopra.


Perché attaccano Samirà

Secondo quanto riporta Repubblica, ad averla aggredita verbalmente sarebbero altri giovani studenti universitari di origine iraniana. «In privato mi hanno anche scritto che vogliono farmi a pezzettini, che devo stare attenta quando esco di casa e che sono una pu**ana. Uno addirittura che mi farà espellere dall’Italia. Forse non ha capito che sono una cittadina italiana», ha spiegato Samirà. Tra gli attacchi che vengono mossi nei suoi confronti c’è quello di essere legata ai Mujahidin (partigiani islamici), i quali sono puniti con la pena di morte. E con questo pretesto – ha raccontato la ragazza – «hanno intimato agli studenti iraniani fuori dall’Università di non partecipare alle manifestazioni a cui vado io paventando serie conseguenze».


Chi c’è dietro le minacce

Gli accertamenti sono ancora in corso ma, secondo quanto si apprende finora dal racconto della studentessa, le minacce arriverebbero «da un ricercatore di un noto ospedale milanese, da uno studente a Pavia della facoltà di Medicina in inglese, da un biologo che ha seguito un master a Pavia e da un ingegnere» che ha studiato nella sua città e che ora di trova in Iran. «Quando rientro a casa mi copro il volto con la mascherina per il Covid e gli occhiali. Ma voglio che queste persone capiscano che qui non siamo nella Repubblica Islamica ma in un Paese libero dove quello che hanno fatto è un reato», ha concluso Samirà.

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