Parlamento, i nuovi capigruppo. Terremoto Ronzulli in Forza Italia. FdI, Lega e Pd scelgono la continuità

Con il probabile passaggio di Bernini al governo, il gruppo azzurro deve cambiare il proprio capo al Senato. Alla Camera, invece, sconfessato Barelli. Cosa significa questo per il partito di Berlusconi?

Il totoministri di queste settimane ha oscurato le altre partite che animano gli inizi di ogni legislatura. Domani, 19 ottobre, si eleggeranno i vicepresidenti, i questori e i segretari di Camera e Senato. Oggi, invece, c’è un’altra scelta fondamentale da fare: i gruppi parlamentari devono votare per i propri capigruppo. Un ruolo decisivo per l’esecuzione dei lavori a Montecitorio e a Palazzo Madama, ma un ruolo anche di prestigio per la visibilità di chi lo ricopre: ad esempio, saranno i capigruppo che nel giro di consultazioni incontreranno Sergio Mattarella al Quirinale. In prima mattinata, è arrivata la lettera firmata da Silvio Berlusconi che chiede ai suoi parlamentari di eleggere Licia Ronzulli come capogruppo al Senato e Alessandro Cattaneo, deputato molto vicino alla senatrice, alla Camera. Una compensazione per l’esclusione di Ronzulli dalla squadra dei ministri dopo le ritrosie manifestate, in primis, da Giorgia Meloni? È il minimo a cui potesse ambire la senatrice di Arcore, dopo essere stata in odore di dicastero. Tuttavia, la scelta di destituire Paolo Barelli dal coordinamento del gruppo Camera per sostituirlo con un deputato di area ronzulliana – Open l’aveva anticipato qui -, preoccupa la parte di Forza Italia che riconosce ancora la leadership di Antonio Tajani. «Con il coordinatore nazionale fuori dai giochi, visto che tra gli Esteri e la vicepresidenza del Consiglio avrà altre cose di cui occuparsi, la gestione del partito finirà completamente nelle mani di Ronzulli», lamenta a Open un deputato azzurro.


L’affare Ronzulli

Diversi forzisti non escludono che questo potrebbe essere il primo passo verso la richiesta a Berlusconi, da parte di Ronzulli, della rimozione ufficiale – e non solo di fatto – di Tajani dal coordinamento nazionale. Se sarà lei a prendere il suo posto alla guida di Forza Italia, già circola il nome di un suo possibile sostituto come capogruppo al Senato: «Paolo Zangrillo, uno di cui la senatrice si fida molto – ci confida un senatore -. Detto ciò, se Meloni avesse avuto lungimiranza sul caso Ronzulli, avrebbe acconsentito a darle un ministero. Fuori dall’esecutivo e con il partito in pugno, Ronzulli sarà molto più intransigente nei confronti del governo e del presidente del Consiglio che l’ha delegittimata pubblicamente». Mentre si cerca di capire quale sarà il premio di consolazione per Barelli, negli altri partiti di centrodestra si è deciso di optare per una continuità con la passata legislatura. La Lega riconferma Massimiliano Romeo – sempre fuori dal totoministri – come capogruppo a Palazzo Madama. A Montecitorio, dopo non averci dormito su qualche notte, è sfumata l’investitura di Riccardo Molinari a presidente della Camera: questione di equilibri territoriali interni al Carroccio, raccontano. Anche lui, dunque, è stato riconfermato capogruppo della Lega a Montecitorio. Fratelli d’Italia, infine, replica la formazione della XVIII legislatura: sarà Francesco Lollobrigida il capogruppo alla Camera e Luca Ciriani al Senato, almeno fino a quando non arriverà per loro una promozione in qualche ruolo di governo.


L’opposizione

I gruppi Camera e Senato del Partito democratico hanno accolto l’indicazione di Enrico Letta di riconfermare le uscenti Debora Serracchiani e Simona Malpezzi: «Dopo il congresso, i nuovi equilibri potranno decidere se dare nuova legittimità o fare nuove scelte», chiosa il segretario Dem. Più fosca la situazione in casa 5 stelle. Se in un primo momento si pensava di agire in continuità, almeno in questa prima fase della legislatura, negli ultimi minuti le certezze sono venute meno: fino a ieri, il gruppo di Montecitorio doveva essere guidato da Francesco Silvestri, a Palazzo Madama da Mariolina Castellone. Invece, è stata scelta la senatrice Barbara Floridia per coordinare il gruppo di Palazzo Madama. La conferma c’è stata solo per Silvestri. I cambiamenti, inevitabili, sono arrivati infine per il Terzo polo, formazione assente nella passata legislatura. La renziana Raffaella Paita è stata eletta capogruppo al Senato, mentre alla Camera i centristi hanno scelto di affidarsi al deputato Matteo Richetti. Le decisioni di tutti i partiti in merito ai capigruppo si intrecciano con le vicepresidenze di Palazzo Madama e di Montecitorio, da scegliere domani. Alcune ipotesi si stanno concretizzando in queste ore: il Pd sembrerebbe intenzionato a candidare Anna Rossomando al Senato e Anna Ascani alla Camera; Stefano Patuanelli, dato in un primo momento in pole per la vicepresidenza, resterà al ministero dell’Agricoltura per finire il suo lavoro, senza doversi dimettere anzitempo. Giuseppe Conte starebbe pensando a Castellone alla vicepresidenza del Senato e ad Alessandra Todde o Sergio Costa alla Camera. Forza Italia punterebbe sul senatore Maurizio Gasparri e sul deputato Giorgio Mulè. Fratelli d’Italia e Lega giocano ancora a carte coperte.

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