«Non è questione di se ma di quando»: ecco perché il governo di Liz Truss potrebbe già essere al capolinea

Secondo un sondaggio, la maggioranza degli iscritti al partito conservatore vorrebbe le dimissioni della premier

È passato soltanto un mese e mezzo dal suo insediamento a Downing Street, ma il governo di Liz Truss potrebbe già essere al capolinea. Dopo che la sua controversa manovra di bilancio ha causato panico sui mercati e proteste in tutto il Paese, la premier conservatrice ha sostituito il suo cancelliere dello Scacchiere – responsabile delle politiche fiscali – e ha annunciato una clamorosa «inversione a U». La marcia indietro di Truss, però, potrebbe non essere abbastanza per salvare la poltrona di prima ministra. Negli ultimi giorni, le voci su una sua possibile rimozione dall’incarico si sono fatte sempre più insistenti. Non solo tra gli esponenti del partito Laburista, ma anche tra i dirigenti Tories e i media più conservatori.


La rivolta interna al partito

Da settimane, diverse testate britanniche sostengono che sia in atto un vero e proprio «complotto» interno al partito Conservatore per sostituire Liz Truss con un nuovo primo ministro. Secondo il Guardian, sarebbero circa un centinaio i parlamentari dei Tories pronti a sfiduciare la premier e sostenere Rishi Sunak, il suo principale rivale alle primarie della scorsa estate. Michael Gove, ex segretario di Stato ed esponente di spicco dei Conservatori, ha detto che la rimozione di Truss è ormai inevitabile e non è più una questione di «se» ma di «quando». Il sondaggio pubblicato ieri da YouGov non ha fatto altro che confermare questa situazione: secondo l’istituto di statistica, la maggioranza degli iscritti al partito conservatore – il 55% – ritiene che la prima ministra dovrebbe dimettersi dopo il caos dell’ultimo mese. L’83% dei rispondenti, inoltre, sostiene che Truss stia governando male il Paese. Cifre che trovano conferma anche nel sondaggio del Daily Mail, uno dei quotidiani più conservatori del Regno Unito. Dopo il caos delle ultime settimane, oltre il 70% dei lettori – su un campione di circa 9mila persone – si è espresso a favore delle dimissioni di Truss.


I quattro scenari del Guardian

Le regole del partito stabiliscono in realtà che un leader che ottiene la fiducia dal parlamento non possa essere rimosso dall’incarico per i successivi dodici mesi. Nei fatti, però, si tratta di norme facilmente aggirabili. Nel 2019, per esempio, Theresa May fu costretta a dimettersi dal partito pochi mesi dopo aver ottenuto la fiducia della maggioranza dei parlamentari. Secondo il Guardian, dunque, sono quattro gli scenari che potrebbero portare alla rimozione – o alle dimissioni – di Liz Truss. Il primo: sempre più parlamentari conservatori decidono di esporsi pubblicamente contro l’operato della premier. Il secondo scenario dipende dalle decisioni del neo-cancelliere Jeremy Hunt, che il 31 ottobre annuncerà le nuove misure fiscali del governo per i prossimi mesi. Se i timori di una recessione economica e del ritorno dell’austerity saranno confermati, Truss potrebbe non sopravvivere all’ennesimo terremoto politico. Il terzo scenario: un numero sempre maggiore di Tories potrebbe dimettersi e rinunciare alla propria poltrona in parlamento. Il quarto e ultimo scenario riguarda le elezioni locali che si terranno la prossima primavera: se i sondaggi daranno i conservatori in netto svantaggio, Truss potrebbe essere costretta dal suo partito a dimettersi per evitare ulteriori cali di popolarità.

Un nuovo premier o elezioni anticipate

Se Liz Truss dovesse dimettersi nelle prossime settimane, non è ancora chiaro chi potrebbe sostituirla. Il nome che viene fatto con più insistenza è quello di Rishi Sunak, ex cancelliere e segretario di Stato, che però potrebbe non godere di abbastanza supporto per essere in grado di riunificare il partito conservatore. Le uniche alternative potrebbero essere due ex premier: Theresa May o Boris Johnson. Quest’ultimo, in particolare, resta ancora una delle figure più popolari all’interno del partito. Se i conservatori sono alla ricerca di qualcuno che possa traghettare il Paese nei prossimi mesi, le opposizioni non hanno dubbi: servono le elezioni anticipate. «Questa crisi economica è nata a Downing Street, ma la pagheranno i lavoratori», ha commentato Keir Starmer, leader dei laburisti. «I mutui sono alle stelle e le speranze di poter acquistare una casa sono state distrutte. Come può il Regno Unito avere la stabilità di cui ha bisogno quando tutto ciò che offrono i Tories è il caos?».

Foto di copertina: EPA / CARLOS POOL | La premier britannica Liz Truss in una conferenza stampa a Downing Street del 14 ottobre

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