Reddito di cittadinanza e Naspi: così il governo Meloni cambierà i sussidi per poveri e disoccupati

Nella Legge di Bilancio le modifiche. Che faranno risparmiare qualcosa allo Stato. E apriranno spazio per nuove spese

Il reddito di cittadinanza ribattezzato in reddito di sussistenza. Ma solo per i poveri. E affidato ai Comuni. Che dovranno vigilare sui furbetti. In più, modifiche anche alla Naspi, ovvero l’indennità mensile di disoccupazione nata nel 2015. Che adesso potrebbe ridursi a una frazione del periodo lavorato. Mentre lavora al decreto sulle bollette, il governo Meloni si prepara a cambiare i sussidi per poveri e disoccupati. Non più a cancellarli, come aveva promesso in campagna elettorale. Ma introducendo modifiche sostanziali che avranno anche l’effetto di far risparmiare qualcosa allo Stato. Magari trovando così i soldi per la riforma delle pensioni che procrastinerà l’entrata in vigore della Fornero. Come ha chiesto l’azionista di minoranza relativa dell’esecutivo Matteo Salvini. Che pure il reddito di cittadinanza l’aveva voluto e votato all’epoca del governo con il M5s.


Come cambiano i sussidi

Tutto parte dai numeri. Le ultime stime sul prodotto interno lordo, che portano il dato acquisito sul 2022 vicino al 4%, consentono ora al governo di definire uno dei tasselli per costruire la prossima Legge di bilancio. Ovvero la Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza, che va aggiornata con il quadro programmatico. Ma che, alla luce della stima preliminare sul Pil, cambierà anche nel quadro tendenziale, quello che si registra come base a politiche invariate. La nuova Nadef dovrebbe fissare l’asticella del deficit al 4,5% (dal 3,4% del dato tendenziale). Consentendo così uno spazio di manovra per il 2023 di circa 21 miliardi. Il conto complessivo della legge di bilancio potrebbe alla fine salire fino a circa 40 miliardi, con possibili entrate dalla modifica della norma sugli extraprofitti o dalla revisione del Superbonus 110%. Che potrebbe vedere l’esclusione di una categoria di immobili dalla possibilità di richiederlo. Ma altri soldi arriveranno anche dalla rivisitazione del reddito di cittadinanza.


Come? Repubblica racconta oggi che l’idea di partenza di Fratelli d’Italia è creare un “reddito di sussistenza”. Tolto dalle competenze dell’Inps e affidato ai Comuni. Che dovrebbero poi individuare i soggetti effettivamente fragili da proteggere. Con quali criteri? Per adesso la loro individuazione non è chiara. E di certo sarà difficile trovare un metodo da varare in tempo per la Legge di Bilancio che va approvata entro il 31 dicembre. La prima sostanziale modifica al reddito di cittadinanza quindi dovrebbe essere quella di limitare a una l’offerta di lavoro congrua prima del decadimento del sussidio. Prima erano tre, il governo Draghi le aveva portate a due. Quanto risparmio porterà una mossa come questa? Attualmente sono 1,6 milioni le famiglie che percepiscono il reddito.

Cosa succede alla Naspi

Per un totale di 3,4 milioni di individui, di cui i due terzi al Sud. Di questi coloro che prendono il sussidio senza lavorare sono 660 mila. Questi sono nel mirino. Ma per questi bisognerà approntare un’offerta di lavoro congrua prima di togliere il sussidio se non la accettano. E come impresa non pare facilissima. Sulla Naspi invece l’idea è di scendere sotto il 50% del periodo lavorato. Oggi, spiega l’Inps, la Naspi «è corrisposta mensilmente per un numero di settimane pari alla metà delle settimane contributive presenti negli ultimi quattro anni. Ai fini del calcolo della durata non sono computati i periodi di contribuzione che hanno già dato luogo a erogazione di prestazioni di disoccupazione. Analogamente non è computata la contribuzione che ha prodotto prestazioni fruite in unica soluzione in forma anticipata». Il massimo è di due anni. Ma se se ne hanno almeno quattro di anzianità. Il quotidiano spiega che in maggioranza, specie dalle parti della Lega, ritengono questo meccanismo «distorsivo». Perché «c’è chi se ne approfitta, la spesa per la Naspi è enorme e spesso improduttiva, la durata del sussidio non è coerente con quanto hai lavorato». Nel 2021 la Naspi pesava per 13 miliardi sui conti del governo, anche se 5,6 sono versamenti delle aziende.

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