Elly Schlein annuncia la partecipazione al congresso Pd, ma tace sulla sua candidatura: «Ci vuole una visione prima di fare i nomi»

In diretta su Instagram, la “coraggiosa” di Occupy Pd conferma di voler prendere parte al rinnovamento del Nazareno: «Non ho mai creduto che le traiettorie individuali potessero cambiare le cose, servono processi collettivi»

Resterà deluso chi si aspettava una autocandidatura di Elly Schlein alla segreteria del Partito democratico. Non c’è stata, o meglio, la deputata ha preferito parlare di «adesione a questo percorso costituente – del Nazareno – per portare un contributo di proposte e visioni. Non da sola, ma con chi, dentro e fuori dal Pd, ha condiviso queste riflessioni. Non ho mai creduto che le traiettorie individuali potessero cambiare le cose, servono processi collettivi». Tradotto: la deputata eletta nella lista Pd-Italia democratica e progressista ha preferito impostare la sua partecipazione al congresso – che culminerà con la successione a Enrico Letta – sul piano del contributo a una fase di discussione. Fase prodromica all’investitura dei candidati: Schlein non ha confermato di essere nella rosa, ma non ha nemmeno escluso a priori l’ipotesi. Ha voluto smentire, però, che il suo nome sia al centro di trattative tra correnti: «Tra le ricostruzioni di queste settimane, alcune mi hanno fatto sorridere. Niente, questo Paese non ce la fa ancora a pensare che una donna possa farsi strada senza avere qualche uomo dietro che la spinge. Una cosa la voglio dire, non bastasse il mio percorso di questi anni, vorrei chiarire un punto: sono sopravvissuta in questi anni proprio per aver rifiutato le logiche di cooptazione. E non le accetterei di certo adesso».


Quella di Schlein non sarà un’adesione «a scatola a chiusa» al congresso. Tuttavia, invita i suoi follower a partecipare al processo di ricostruzione del campo progressista: «Se va bene, sarà l’occasione di un rinnovato slancio nell’appartenenza a una casa comune – e si è posta una domanda -. Riusciremo a liberare le migliori energie che ci sono nella comunità democratica, tra gli amministratori, i militanti e quello che c’è fuori, nei movimenti che abbiamo visto animare le piazze in questi anni?». Il fil rouge del suo discorso è di «tenere insieme una comunità plurale, senza rinunciare a una chiarezza di visione unitaria». Al Pd e a chi prenderà parte alla fase costituente ha chiesto «un chiarimento politico dei nodi che negli ultimi anni ci hanno diviso». Altresì, Schlein ha detto di aver percepito molto positivamente l’apertura del processo costituente del Pd a realtà esterne al partito: «È un gesto non scontato, di generosità della sua comunità. E rimarca la consapevolezza che non serve solo una corsa a cambiare il gruppo dirigente, ma è necessario aprire una riflessione per proporre un nuovo modello».


E poi ha ripetuto l’invito a tutti a prendere parte alla ricostituzione dei Dem, a prescindere dalla propria appartenenza partitica e dal proprio impegno civico e politico: «Servono processi collettivi, plurali. Esploriamolo, partecipiamo a questo percorso. Si apre un’occasione nuova. Ripenso a quando tentammo di occupare il Pd. Allora non c’è stata l’apertura e l’intelligenza di fare autocritica. Adesso abbiamo di nuovo un’opportunità». Ancora: «Se si apre un’opportunità di questo tipo che facciamo, stiamo a guardare? Io dico di no. E lo dico a tutti coloro che si sono impegnati in questi anni per costruire un campo progressista, ecologista e femminista. Non si può prescindere dal dialogo con i democratici». Poi, chiarendo la sua posizione nei confronti dei vertici del Nazareno, ha aggiunto: «Non è una sfida che si risolve con cambi di testa della classe dirigente, serve una cosa più profonda». Schlein ha spiegato il motivo del suo silenzio, nonostante il suo nome circoli da settimane come possibile segretaria per il dopo Letta: «Ho preferito non alimentare un dibattito che è molto, troppo schiacciato sui nomi. Il tema ora è capire come superiamo quelle contraddizioni, quei tatticismi, quei personalismi che purtroppo affollano il nostro campo?».

Nel corso della diretta Instagram, durata circa venti minuti, Schlein ha voluto attaccare apertamente anche il governo Meloni: «Si è insediato e ha iniziato subito una serie di passi falsi, dannosi, mentre mancano risposte per le persone che si sono impoverite durante la pandemia. Ci sono tre grandi buchi nella centrodestra: le disuguaglianze, il lavoro precario e povero e l’emergenza climatica», ha rimarcato. «La destra non parla mai di precarietà perché le sta bene così. Però, questo impone a noi di fare una battaglia». Schlein ha incalzato l’esecutivo sul tema migrazioni: «Siamo tornati a vedere la criminalizzazione più becera della solidarietà. Il governo ha violato il diritto internazionale e i diritti fondamentali delle persone a Catania. La battaglia per la solidarietà non si fa sulla pelle delle persone, ma nelle istituzioni europee per cambiare il regolamento di Dublino, che è sbagliato».

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