Gli avvistamenti sospetti dei mercenari «Wagner» al confine col Kosovo: l’ombra di Mosca dietro le tensioni con la Serbia

Secondo il ministro dell’interno kosovaro, la Russia finora avrebbe già inviato alla frontiera serba diversi «istruttori e agenti segreti»

A soffiare sul fuoco delle tensioni tra Kosovo e Serbia ci sarebbe la Russia di Putin. Una denuncia arrivata dal premier kosovaro Albin Kurti, che troverebbe conferma in alcuni report dell’intelligence occidentale. Che nel confine serbo-kosovaro rileva la presenza dei mercenari del Gruppo Wagner, la milizia paramilitare al soldo del Cremlino. «Abbiamo evidenze che durante la protesta dei serbi contro le targhe automobilistiche kosovare c’erano in loco elementi russi», ha raccontato a Repubblica Deljaly Sveclija, il ministro degli Affari interni di Pristina, la frontiera settentrionale della Repubblica del Kosovo Indipendente. Il riferimento è alle proteste scoppiate a seguito del provvedimento volto a imporre alla minoranza serba in Kosovo (circa 50 mila persone), di sostituire targhe e documenti serbi con quelli kosovari, e a ogni cittadino serbo di presentare una sorta di visto ai controlli di frontiera. «Il Cremlino non invia qui i soldati per soffiare sul malcontento e infiltrare le manifestazioni», ha dichiarato Sveclija. «Gli basta mandare gli ‘istruttori’ e gli 007». Il suo obiettivo sarebbe «usare la Serbia come testa di ponte nel cuore dell’Europa, aiutandola ad avere l’esercito meglio armato tra quelli dell’ex Jugoslavia». Un’accusa grave, che se confermata potrebbe scatenare un nuovo conflitto.


Serbia e Russia: un legame a doppio filo

Quel che è certo è che i rapporti tra Putin e il presidente serbo Aleksandar Vucic non sembrano compromessi dall’invasione in Ucraina. Lo dimostra, per esempio, il voto della Serbia contro le sanzioni occidentali. Belgrado avrebbe inoltre ricevuto da Mosca 30 carri armati T-72, 30 mezzi blindati, il sistema di difesa aerea Pantsir S1 e, la vigilia del Natale 2021, sono arrivati i missili Kornet anti-carro. E il dossier in mano al governo kosovaro, puntualizza Repubblica, sarebbe in costante aggiornamento. A Mitrovica, città di confine spaccata tra la maggioranza albanese-musulmana e i cittadini serbi-ortodossi, negano tuttavia le interferenze russe. Ma in città il sostegno a Mosca non è celato, secondo Repubblica. Che racconta di manifesti con la scritta «Putin Kosovo». E ricorda come fino a tre anni fa il governo russo avesse un ufficio diplomatico sul posto. «Molto attivo ed efficace», a detta degli abitanti.


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