Manovra, trattativa governo-partiti: verso i bonus per figli gemelli, Iva azzerata per pane e latte, pensioni a «quota 103»

Tra le ipotesi emerse dal vertice di maggioranza, anche lo stop allo scudo fiscale e la stretta sul reddito di cittadinanza

In queste ore si sta discutendo la prima manovra del governo Meloni. Tante le misure sul tavolo, che vanno a comporre una legge di bilancio di circa 30 miliardi, 21 dei quali dedicati a contrastare il caro bollette. Tra le ipotesi allo studio dell’esecutivo lo stop allo scudo fiscale, l’azzeramento o la riduzione dell’Iva per pane, latte e assorbenti, «quota 103» per le pensioni e la stretta al reddito di cittadinanza. A Palazzo Chigi si è concluso il vertice tra i capigruppo di maggioranza, i ministri Tajani e Giorgetti e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in vista del Consiglio dei ministri di lunedì 21 novembre. Previsti anche fondi per i centri anti-violenza, per l’assegno unico e per il bonus tv e decoder.


L’Iva su pane, latte e igiene intima femminile

Il governo ha discusso la possibilità di azzerare o ridurre per un anno l’Iva su pane, pasta e latte, e ridurla al 5 per cento per i prodotti di igiene intima femminile, ossia gli assorbenti. Allo studio anche una tassa sulle consegne a domicilio, per favorire il commercio di prossimità.


Pensioni: ecco «quota 103»

Per quanto riguarda le pensioni, l’ipotesi è di introdurre «quota 103», con 62 anni d’età e 41 di contributi). Ci sarebbe anche la proroga dell’Ape sociale e di Opzione donna. Per quanto riguarda le pensioni minime, Maurizio Lupi – leader di Noi Moderati – ha espresso il desiderio della maggioranza di voler tener fede alla promessa dell’aumento fino a 1000 euro, «abbiamo 5 anni per realizzarlo, il problema è trovare le risorse ovviamente». Anche Forza Italia ha sottolineato l’urgenza del tema, attraverso il suo capogruppo alla Camera Alessandro Cattaneo: «Per gli over 75 con Isee sotto i 15mila euro costano 2 miliardi, si trovano».

Reddito di cittadinanza

Il governo starebbe pensando a una stretta. Da giugno 2023 gli «occupabili» – ossia le persone in grado di trovare un lavoro – perderanno i requisiti per l’accesso al reddito di cittadinanza.

Stop allo scudo fiscale

La voluntary disclosure non si farà. O almeno non ora e non come era stata pensata. È questa una delle principali novità che filtra dalle indiscrezioni di Palazzo. Tra Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia è in corso un confronto ma nella legge di bilancio non dovrebbe esserci lo scudo fiscale per il rientro dei capitali dall’estero. La maggioranza, secondo quanto riportato dall’Ansa, in un secondo momento avvierà una riflessione per studiare altre misure per far emergere i capitali non dichiarati. Dovrebbero essere confermati i provvedimenti relativi alla cosiddetta tregua fiscale, con lo stralcio completo delle sanzioni sotto i mille euro o un pagamento ridotto senza sanzioni. Per quelle superiori ai mille, si starebbe pensando a una riduzione delle sanzioni, con interessi al 5 per cento e una rateizzazione in cinque anni. Confermato anche il taglio di due punti del cuneo fiscale, per un costo di circa 3.5 miliardi di euro. Il tetto per la flat tax prevista per autonomi e partite Iva dovrebbe poi salire da 65 a 85mila euro annui.

L’assegno unico

Tra le misure proposte dal ministro della Famiglia Eugenia Roccella, ci sarebbe l’aumento dell’assegno unico universale – che passerebbe così da 100 a 200 euro – per i nuclei familiari con quattro o più figli e 100 euro in più per i nuclei familiari con figli gemelli, fino al compimento del terzo anno di età. La maggiorazione avverrebbe a decorrere dal 2023. Il ministero avrebbe anche proposto un fondo di 68 milioni di euro dedicato ai centri estivi a favore dei ragazzi, e l’incremento della dotazione del Fondo per le misure anti-tratta (2 milioni in più per il 2023 e 7 milioni in più per il 2024). In manovra potrebbe entrare anche, attraverso la riassegnazione di risorse non spese, la certificazione della parità di genere e il rifinanziamento di Centri anti-violenza e case rifugio con 10 milioni in più. In totale, le misure a sostegno delle famiglie dovrebbero impegnare 1 miliardo di euro di spesa pubblica.

Bonus tv e decoder

Il ministero delle Imprese e del made in Italy ha proposto di prorogare per un altro anno il bonus tv e decoder, che prevede uno stanziamento di 100 milioni di euro. Il rifinanziamento è per i due contributi già esistenti: per l’acquisto di tv, previa rottamazione di un apparecchio non conforme, con l’erogazione di un solo contributo per nucleo familiare, pari al 20 per cento della spesa nel limite di 100 euro, e per l’acquisto di apparecchi televisivi senza rottamazione o di decoder – con un contributo per i nuclei familiari con Isee fino a 20mila euro – pari a 30 euro o il prezzo di vendita se inferiore. Il dicastero di Adolfo Urso avrebbe proposto anche 3 milioni da destinare a un fondo per l’educazione al web dei minori, e 1 milione di euro per rafforzare gli aiuti ai piccoli birrifici che producono birra artigianale.

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