Caso cooperative, Soumahoro fa ammenda in tv: «Non mi perdono la mia leggerezza. Se avessi saputo non mi sarei candidato»

La confessione del sindacalista a “Piazzapulita” dopo l’autosospensione dal gruppo parlamentare: «Avrei dovuto verificare con più attenzione»

Dopo giorni ad altissima tensione al centro della contesa mediatica, Aboubakar Soumahoro – il sindacalista dei braccianti divenuto da poche settimane anche parlamentare – sceglie Piazzapulita su La7 per tornare a parlare e restituire al pubblico la sua versione “ponderata” dei fatti. Il caso da cui è toccato, solo indirettamente sul piano giudiziario, è come note quello delle cooperative Karibu e Consorzio Aid, gestite dalla moglie e dalla suocera di Soumahoro, finite sotto indagine dopo le numerose denunce di maltrattamenti e mancati pagamenti. Soumahoro parla in tv dunque nella giornata in cui il gruppo parlamentare di cui fa parte, l’Alleanza Verdi e Sinistra, ne ha annunciato l‘autosospensione. «L’ho fatto perché credo fermamente nei valori dell’integrità, ma anche per rispetto e tutela della storia che mi porta qui, che non è solo la mia ma di tante migliaia di persone», ha spiegato Soumahoro su La7. Poi però, riavvolgendo il nastro, si è spinto oltre. Prima delle ultime elezioni, ha ricordato l’attivista, «non ero a conoscenza delle indagini. Se lo avessi saputo non mi sarei candidato».


Operazione autocritica

Nel corso della trasmissione condotta da Corrado Formigli, Soumahoro ha difeso la sua storia e la sua integrità, ma ha anche fatto autocritica su molti aspetti della vicenda che tocca sua moglie e sua suocera. «Ho commesso una leggerezza», ha detto Soumahoro, indicando i segnali cui avrebbe dovuto dare maggior peso. A fronte dei ritardi nei pagamenti «doveva scattare da parte mia un ulteriore approfondimento. Essermi limitato a questa situazione non me lo perdono». Soumahoro ha raccontato di essere sempre stato convinto che la cooperativa guidata dalla suocera fosse virtuosa, perfino un modello di buona impresa. «Poi ho saputo dalla mia compagna che c’erano dei ritardi e degli stipendi non pagati», ricorda. «Ho chiesto perché. La risposta è stata che vi erano ritardi di pagamenti da parte della pubblica amministrazione che dà l’appalto. Per me era una risposta sufficiente. Ma avrei dovuto fare meno viaggi e stare più accanto a questi lavoratori». Lavoratori che, ha insistito Soumahoro, hanno fatto bene a rivendicare i loro sacrosanti diritti a fronte dei torti subiti. «Avrei dovuto non solo improvvisare delle visite, ma andare a verificare in giro se quella che avevo visto era l’unica condizione. Chi ha sbagliato dovrà risponderne», ha concluso Soumahoro.


Gestione dello stress

Dopo le perplessità fattesi sempre più serie anche tra i suoi stessi compagni di avventura politica, Soumahoro ha anche fatto retromarcia sul video diffuso pochi giorni fa sui suoi canali social in cui appariva inizialmente in lacrime, inveendo contro i suoi detrattori accusati di «volerlo morto». «Erano giorni che non dormivo, era una situazione in cui non riuscivo a capire cosa stava succedendo. Come su un ring, sentivo colpi e pugni e non sapevo da dove provengono», ha ricordato. Ma a posteriori, ha aggiunto, «non farei mai più quel video, è stata una debolezza». «Mi sento trascinato nell’angolo. E da quell’angolo ho fatto quel video, e vorrei chiedere scusa a tutte le persone che conoscono me, Aboubakar, per quelle lacrime. Ho sempre vissuto la vita con passione, con sentimento e umiltà, ma quelle erano lacrime espressione intima di debolezza umana», ha concluso il sindacalista.

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