Iran, orrore senza fine. Amnesty: «44 minorenni uccisi dalla polizia», rischio condanna a morte per 39 arrestati

Le proteste scuotono il Paese da circa tre mesi: sono state scatenate dalla morte della giovane Mahsa Amini, arrestata a settembre per aver indossato male il velo

In Iran la repressione su chi ha osato protestare contro il regime non ha risparmiato nessuno, nemmeno i giovanissimi. Amnesty International parla di almeno 44 minorenni uccisi dalle forze di sicurezza iraniane: 34 di loro, si legge nel rapporto, sarebbero stati uccisi da proiettili mirati al cuore, al capo e ad altri organi vitali. Altri quattro sono stati uccisi «da pallini di metallo esplosi da breve distanza; cinque, tra cui una ragazza, sono morti a seguito di pestaggi; infine, una minorenne è morta dopo essere stata colpita al capo da un candelotto lacrimogeno». L’età di 39 delle vittime di sesso maschile andava dai due ai 17 anni; una bambina aveva sei anni, le altre quattro tra i 16 e i 17 anni. I minorenni rappresentano finora il 14 per cento del totale delle persone uccise durante le manifestazioni che scuotono il Paese da circa mesi, scatenate dalla morte della giovane Mahsa Amini, arrestata a settembre per aver indossato male il velo.


La strage dei giovanissimi

Anche i ragazzi maggiorenni, ma giovanissimi, sono stati oggetto di esecuzioni che hanno fatto molto discutere. Come l’impiccagione di Mohsen Shekari, 23 anni, arrestato con l’accusa di aver bloccato il traffico e ferito una guardia della milizia Basij e giustiziato giovedì scorso per «inimicizia contro Dio». A rischiare la condanna a morte, in totale, sarebbero in 24. L’osservatorio per i diritti umani Iran Human Rights Monitor, parla addirittura di 39 persone, di cui fornisce i nominativi. La storia di qualcuno di loro è raccontata sui social, sotto l’hashtag #saytheirname («dì il loro nome», ndr). Come quella di Mohammed Ghobadlou, affetto da disturbo bipolare, da settimane senza farmaci. O quella di Mahan Sedarat Madani, ventitreenne in isolamento da due mesi senza avvocati nè visite. La resistenza in Iran ha contato molte migliaia di arrestati, di cui si teme la sorte. I genitori dei giovani in cella continuano a manifestare vicino alle carceri, chiedendo al regime il loro rilascio. Correndo anche rischi non indifferenti: «Le autorità iraniane minacciano regolarmente le famiglie delle vittime per costringerle a stare in silenzio. O ad accettare la narrazione ufficiale che assolve le forze di sicurezza da ogni responsabilità», spiega ancora la nota di Amnesty. «Nel caso in cui si oppongano, i parenti delle vittime sono minacciati di arresto, morte, stupro e uccisione di altri minorenni della famiglia oppure viene detto loro che i loro cari verranno sepolti in luoghi sconosciuti o che le salme non verranno restituite per i funerali».


Leggi anche: