Mattarella: «Il 2023 sia l’anno in cui tacciono le armi». Dai giovani alla bussola della Costituzione, le parole del capo dello Stato – Il video

Il messaggio agli italiani del presidente della Repubblica in vista del 2023: «Per la prima volta governo guidato da una donna: era novità da tempo matura»

Pace. Speranza. Futuro. Sono le parole chiave del messaggio di fine anno pronunciato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il primo del suo secondo settennato. Un discorso arrivato alla fine di un anno sorprendente, per lui per primo, con la rielezione a sorpresa alla fine di gennaio 2022. Poche settimane dopo, lo stravolgimento geopolitico con l’invasione dell’Ucraina. Una ferita lacerante cui Mattarella ha rivolto il suo pensiero. «Il 2022 è stato l’anno della folle guerra scatenata dalla Federazione russa. La risposta dell’Italia, dell’Europa e dell’Occidente è stata un pieno sostegno al Paese aggredito e al popolo ucraino, il quale con coraggio sta difendendo la propria libertà e i propri diritti», ha scandito Mattarella, ribadendo il collocamento dell’Italia. «La responsabilità – ha chiarito ancora una volta – ricade interamente su chi ha aggredito e non su chi si difende o su chi lo aiuta a difendersi. Se l’aggressione avesse successo, altre la seguirebbero, con altre guerre, dai confini imprevedibili». 


Ma guardando avanti, nel 2023 la realtà dovrà necessariamente cambiare, ha spronato il presidente. «Se questo è stato l’anno della guerra, dobbiamo concentrare gli sforzi affinché il 2023 sia l’anno della fine delle ostilità, del silenzio delle armi, del fermarsi di questa disumana scia di sangue, di morti, di sofferenze». Perché la pace, ha spiegato Mattarella, «è parte fondativa dell’identità europea e, fin dall’inizio del conflitto, l’Europa cerca spiragli per raggiungerla nella giustizia e nella libertà». Un riferimento, quello alla pace, che ha portato il capo dello Stato a rivolgere un pensiero anche a papa Francesco, e con lui al suo predecessore Joseph Ratzinger, spentosi la mattina del 31 dicembre a 95 anni.


Una storica prima volta per l’Italia

Sul fronte interno, Mattarella ha aperto il discorso rendendo omaggio alla premier Giorgia Meloni, sottolineando l’importanza storica per l’Italia dell’arrivo alla carica politica più alta di una donna. «È questa una novità di grande significato sociale e culturale, che era da tempo matura nel nostro Paese, oggi divenuta realtà». Guardando indietro alla precedente legislatura, conclusasi con le elezioni del 25 settembre, Mattarella ha evidenziato la particolarità dell’alternanza al governo di «pressoché tutte le forze politiche presenti in Parlamento, in diverse coalizioni parlamentari». Un’alternanza positiva, per Mattarella, poiché ha costretto tutti i partiti a «misurarsi con le difficoltà del governare». «Riconoscere la complessità, esercitare la responsabilità delle scelte, confrontarsi con i limiti imposti da una realtà sempre più caratterizzata da fenomeni globali. La concretezza della realtà ha così convocato ciascuno alla responsabilità. Sollecita tutti ad applicarsi all’urgenza di problemi che attendono risposte. La nostra democrazia si è dimostrata dunque, ancora una volta, una democrazia matura, compiuta, anche per questa esperienza, da tutti acquisita, di rappresentare e governare un grande Paese», ha rivendicato Mattarella.

Punto di riferimento

Una consapevolezza profonda che, ha detto il capo dello Stato, corrisponde al senso profondo della Costituzione, di cui il 1° gennaio 2023 ricorrono i 75 anni dalla firma. «Resta la nostra bussola, il suo rispetto il nostro primario dovere: anche il mio», ha detto Mattarella. Quindi l’invito a costruire un orizzonte di pace per l’anno nuovo, con la forza trascinante della libertà. Quella – ha ricordato il presidente – che testimoniano ogni giorno «le giovani dell’Iran, con il loro coraggio; le donne afghane che lottano per la loro libertà; quei ragazzi russi, che sfidano la repressione per dire il loro no alla guerra».

Le sfide del futuro e il monito ai giovani

Ai ragazzi, quelli italiani, è andato come spesso in passato nei suoi messaggi di fine anno più di un pensiero di Mattarella. Quando ha ricordato l’importanza della lotta contro il cambiamento climatico (“la sfida è progettare il domani con coraggio”), così come la sfida della trasformazione digitale. Con il passaggio dedicato all’importanza del futuro di scuola, università e ricerca, motori del domani. Ma anche con l’invito a cuore aperto ai giovani a non perdere tutto in un attimo per una distrazione di troppo al volante: «Quando guidate avete nelle vostre mani la vostra vita e quella degli altri. Non distruggetela per un momento di imprudenza. Non cancellate il vostro futuro».

L’economia e la coesione sociale

Alla fine dell’anno che ha segnato il risollevamento del Paese dalla crisi pandemica, Mattarella è tornato a mettere in luce il ruolo insostituibile svolto dal Servizio sanitario nazionale. «Occorre operare affinché quel presidio insostituibile di unità del Paese si rafforzi, ponendo sempre più al centro la persona e i suoi bisogni concreti, nel territorio in cui vive», ha spronato. Un obiettivo possibile grazie anche ai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), di cui Mattarella è tornato a sottolineare l’importanza. Un traguardo che non ha distolto il capo dello Stato dalla vicinanza ai tanti italiani in situazione di sofferenza sociale ed economica in questi giorni, anche a causa dell’ondata di inflazione. «So bene quanti italiani affrontano questi mesi con grandi preoccupazioni. L’inflazione, i costi dell’energia, le difficoltà di tante famiglie e imprese, l’aumento della povertà e del bisogno». Ancora troppe le diseguaglianze nel Paese – prima fra tutte quella tra Nord e Meridione. Per guarire le ingiustizie che da lì s’ingenerano, ha ribadito Mattarella, la bussola è e resta la Carta. «Ci guida ancora la Costituzione, laddove prescrive che la Repubblica deve rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che ledono i diritti delle persone, la loro piena realizzazione. Senza distinzioni». 

«La Repubblica è chi si paga le tasse»

Ispirate ad essa, e al citato articolo 3, le frasi forse più appassionate, e pungenti, del discorso. «La Repubblica – la nostra Patria – è costituita dalle donne e dagli uomini che si impegnano per le loro famiglie. La Repubblica è nel senso civico di chi paga le imposte perché questo serve a far funzionare l’Italia e quindi al bene comune. La Repubblica è nel sacrificio di chi, indossando una divisa, rischia per garantire la sicurezza di tutti. In Italia come in tante missioni internazionali. La Repubblica è nella fatica di chi lavora e nell’ansia di chi cerca il lavoro. Nell’impegno di chi studia. Nello spirito di solidarietà di chi si cura del prossimo. Nell’iniziativa di chi fa impresa e crea occupazione». E per il funzionamento della Repubblica, ha richiamato ancora Mattarella, tutti devono parteciparvi, ogni giorno. «La Repubblica vive della partecipazione di tutti. È questo il senso della libertà garantita dalla nostra democrazia. È anzitutto questa la ragione per cui abbiamo fiducia. Auguri!», ha concluso Mattarella.

Quello pronunciato da Mattarella è stato il suo ottavo messaggio alla nazione. Il discorso del 2021 avrebbe dovuto essere l’ultimo nelle vesti di capo dello Stato, alla vigilia della scadenza del suo settennato. Ma il poche settimane dopo, il 29 gennaio 2022, Mattarella fu rieletto per un secondo mandato dopo che per giorni il Parlamento si era arenato nel tentativo di individuare un nome capace di raccogliere sufficienti consensi. Mattarella è il secondo capo dello Stato a guidare la nazione per un secondo mandato: anche il suo predecessore, Giorgio Napolitano, era stato chiamato nel 2013 a proseguire l’incarico al Quirinale, lasciato poi anticipatamente dopo un biennio.

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