TikTok, Facebook, Telegram. Così i bolsonaristi hanno organizzato l’assalto al Planalto di Brasilia sui social network

Come due anni fa a Washington, le piattaforme online hanno avuto un ruolo come strumento per fomentare l’assalto

Non ci è voluto molto prima che si iniziasse a individuare parallelismi tra l’assalto dei bolsonaristi ai palazzi del potere di Brasilia e quello dei trumpiani a Capitol Hill. Un gruppo di estremisti che si lancia verso gli edifici simbolo delle istituzioni con la scusa di garantire «libertà e democrazia» e «prendersi il potere» scippandolo a chi – secondo loro – lo avrebbe «ottenuto illegittimamente». Nel 2020 Biden, oggi Lula, una similitudine troppo diretta per passare inosservata. Tra i due eventi, poi, c’è un altro punto di contatto, ossia il ruolo dei social. Facebook sta ancora gestendo gli strascichi di Capitol Hill, nel 2021 i trumpiani trovarono terreno fertile nei gruppi della piattaforma di Zuckerberg che fecero da cassa di risonanza per le loro idee. Da allora, Meta ha limitato fortemente la promozione di contenuti politici, ottenendo, però, l’effetto opposto a quello desiderato. Anziché diminuire, la disinformazione presente sulla piattaforma è aumentata, poiché ad essere penalizzati non sono stati solo i post non verificati, ma anche quelli di testate affidabili come la Cnn. A prescindere dalle azioni intraprese dalle piattaforme per limitare i danni e impedire che si verifichino ancora eventi di questo tipo, a distanza di due anni, e di migliaia di chilometri, il copione si ripete, non solo su Facebook, ma anche su TikTok, Instagram, e Telegram.


Secondo ricerche citate dal Washington Post, su TikTok, 8 ricerche su 10 della parola «voto» («ballot», in inglese) rimandavano a risultati in cui la parola era associata al termine «truccato» («rigged»). Un fenomeno simile è stato rilevato su Facebook e su Instagram. Una ricerca “innocente” veniva presto dirottata verso gruppi e contenuti che insinuano dubbi sulla legittimità delle elezioni. «Nelle ultime due settimane ho notato una crescita costante degli inviti all’estremismo a all’azione diretta per smantellare l’infrastruttura del Paese», ha dichiarato al Washington Post Michele Prado, analista brasiliano indipendente specializzato nei movimenti di estrema destra online. «In pratica, gli estremisti sostengono che il Paese debba essere fermato del tutto e che si debba creare il caos», ha aggiunto.


Tiktok e Facebook

Il giudice della Corte Suprema brasiliana Alexandre de Moraes ha ordinato alle piattaforme di bloccare la propaganda golpista. E lo ha fatto per un motivo. Secondo la testata di fact checking brasiliana Aos Fatos, i post che invitano all’insurrezione circolano almeno dal 3 gennaio. In cinque giorni hanno cumulato centinaia di migliaia di visualizzazioni. Al momento, solo Facebook e Youtube hanno reso noto di essersi impegnati a rimuovere i post che violano il loro regolamento. Cercando su TikTok le parole «vamos ao congresso em Brasìlia» («andiamo al congresso a Brasilia») si ottengono come risultato decine di video che inneggiano al golpe. «La presa da parte del popolo», si legge nelle scritte in sovrimpressione sui video. Video pubblicati inizialmente sul social cinese si sono diffusi anche su Facebook: «Brasilia. Giorni 7, 8 e 9. La presa di potere» si legge all’inizio di un filmato (archiviato qui) di cui vediamo uno screenshot qui sotto. Le visualizzazioni? Intorno a 90 mila.

FACEBOOK | Screenshot di un video che invita alla presa della capitale brasiliana

Telegram

Dalle contaminazioni bolsonariste non è esente Telegram, anch’esso sovente utilizzato per la diffusione di propaganda a causa delle sue regole più rilassante sulla moderazione dei contenuti. Gruppi come Clube das Armas, che conta oltre 17 mila iscritti, diffondono da tempo complotti e “chiamate alle armi”. Aggiornato in tempo reale, il gruppo diffondeva anche informazioni circa la posizione delle forze dell’ordine durante l’assalto. Altri gruppi simili sono Naçao Brasiileira, e Familia Brasil. Un post in quest’ultimo recita: «Il Brasile è un Paese rubato dal suo Congresso, diffamato dalla sua stampa e consegnato ai banditi dalla sua Corte Suprema».

TELEGRAM / Familia Brasil | Immagine postata nel gruppo dove si sostiene che le istituzioni siano corrotte

YouTube

Nemmeno YouTube è stata risparmiata dall’onda bolsonarista. Durante l’assalto, sulla piattaforma di Google sono state mandate in onda numerose dirette dell’evento girate da chi si trovava sul posto. E come fa notare Aos Fatos, alcune di queste, circa la metà, sono state monetizzate. Nonostante su YouTube sia proibito pubblicare contenuto che intende elogiare, promuovere o aiutare estremisti od organizzazioni criminali.

I regolamenti violati dei social network

YouTube non è l’unica piattaforma su cui i contenuti sono stati pubblicati violando le regole. Nel regolamento di Facebook, ad esempio, si legge che sul social non può essere postato «ogni contenuto che contenga affermazioni d’intento, inviti all’azione, affermazioni condizionali o aspirazionali, o che invitano alla violenza a causa di un’elezione, della certificazione dei voti, dell’amministrazione o del risultato di un’elezione». In maniera simile, stando alle regole di TikTok, non è possibile usare la piattaforma per «minacciare o incitare atti violenti, o per promuovere organizzazioni, individui o atti violenti o estremisti». Anche Telegram ha una sezione del proprio regolamento a riguardo. La piattaforma di messaggistica proibisce contenuti che «promuovono la violenza e che sono attivamente ritenuti illegali dalla maggior parte dei Paesi».

Fonti: Lupa (qui e qui), Ao Fatos (qui e qui)

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