Invio armi all’Ucraina, scricchiola il fronte del Pd. E anche Gasparri solleva qualche dubbio

Il gruppo parlamentare dei Dem non è monolitico sul sostegno militare a Kiev: due senatrici non hanno appoggiato il decreto che proroga la cessione di armamenti fino al 31 dicembre

Il voto a Palazzo Madama sulla conversione del decreto che proroga l’invio di armi all’Ucraina fa trasparire qualche crepa nell’ampio fronte parlamentare che, fino ad oggi, ha consentito a Kiev di ricevere gli aiuti militari italiani. Oltre al Movimento 5 stelle e agli esponenti di Alleanza Verdi e sinistra del Gruppo misto, due senatori del Partito democratico si sono astenuti. Si tratta dell’ex sindacalista Susanna Camusso e dell’ex vicepresidente di Libera Enza Rando. A sollevare la questione è stata per prima Raffaella Paita, capogruppo del Terzo polo al Senato. Nella nota diffusa alle agenzie, la senatrice segnalava che tra i 28 voti contrari c’erano, oltre i 23 grillini e i 3 del misto, 2 esponenti del Pd. «I senatori Giorgis e Valente del Pd hanno votato contro il decreto Ucraina, mentre i senatori Rando e Camusso si sono astenuti: una perfetta comunione ideale con il senatore Licheri del M5s che ha affermato che, siccome i cittadini pagano bollette dal costo elevato, non dovremmo più sostenere l’Ucraina: un ragionamento miserabile, falso e tendenzioso».


La terzopolista ha interrogato il Pd: «Il senatore Casini, coerente con la sua linea di sostegno cristallino all’Ucraina, ha preso giustamente le distanze dall’intervento del senatore Licheri. Mi chiedo però a questo punto quale sia la vera linea del Pd e cosa voglia fare: prenderà le distanze dai senatori ribelli? O, in linea con la corrispondenza di amorosi sensi con il loro punto di riferimento fortissimo Giuseppe Conte, faranno finta di nulla?». Poco dopo, però, dalle file del Nazareno è arrivata la risposta all’attacco di Paita: «I colleghi Valente e Giorgis hanno commesso un errore materiale votando contro e hanno già comunicato alla presidenza del Senato la rettifica del proprio voto – ha affermato Simona Malpezzi, capogruppo del Pd -. Ma la presidente dei senatori del Terzo polo, Raffaella Paita, non ha perso occasione per utilizzare strumentalmente la vicenda. Dispiace che una collega decida di creare una polemica sul nulla pur di colpire il Pd e creare un caso che non esiste. I comportamenti che utilizziamo dicono molto di chi siamo».


Se è vero che la rettifica del voto cancella le ambiguità su Giorgis e Valente, rimane al momento ingiustificata l’astensione di Camusso e Rando. La linea integerrima del sostegno militare a Kiev, tuttavia, non si flette solo nel campo delle opposizioni. Anche il vicepresidente del Senato e volto storico di Forza Italia, Maurizio Gasparri, pur dichiarandosi «convintamente a favore della proroga degli interventi per l’Ucraina», ha sollevato alcuni dubbi sulla posizione. Innanzitutto, Gasparri ha posto l’accento sulla necessità che «il governo individui nelle sedi internazionali quelle vie di dialogo e di pace che in altre stagioni i governi guidati da Berlusconi seppero imporre». Poi, l’esponente della maggioranza di centrodestra ha chiesto più «attenzione ad alcune questioni, perché c’è un problema di scorte – di armamenti. L’arsenale italiano «si è impoverito per sostenere gli ucraini». Pertanto, ha concluso Gasparri, «è necessario intensificare gli interventi a favore del comparto Difesa, perché non bastano le dichiarazioni retoriche, ma servono investimenti per mezzi e personale che sono per l’Italia un’assoluta priorità».

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