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Il pronostico di Renzi sul governo Meloni: «Non supererà il 2024 e presto perderà il suo miglior alleato: Letta»

16 Gennaio 2023 - 04:19 Redazione
matteo renzi nuova holding
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Il leader di Iv: «Per fortuna le hanno detto di fermarsi, altrimenti avrebbe anche negato di chiamarsi Giorgia»

Il governo Meloni non supererà il 2024. Parola di Matteo Renzi, leader di Italia Viva, che oggi in un’intervista a La Stampa riepiloga gli errori dell’esecutivo sulla benzina e il nervosismo inatteso della premier Giorgia Meloni dopo pochi mesi di attività. E in piena luna di miele con gli elettori: «Lei ha iniziato a sbagliare, come dimostra il suo eccesso di comunicazione sulla vicenda benzina. Ha detto tutto e il contrario di tutto. Per fortuna le hanno detto di fermarsi, altrimenti avrebbe anche negato di chiamarsi Giorgia. Dare la colpa ai benzinai “speculatori” dell’aumento delle accise è stato un autogol». Ma la vicenda ha anche dimostrato la debolezza dell’alleanza: «Berlusconi e Salvini sono due alleati non facili da gestire».

Il progetto paese

Per Renzi quello che manca nel governo di centrodestra guidato da Fratelli d’Italia è una visione: «Occorre avere un progetto paese. Non l’ansia da prestazione di intervenire su tutto solo per prendere like sui social. Questa legge di bilancio azzoppa Industria 4.0 ma regala soldi alle società di calcio. Se fai la politica economica pensando a Lotito e non alla classe media è evidente che manca una strategia». Mentre le elezioni in Lazio e Lombardia «non sposteranno nulla. Il primo banco di prova sono le Europee del 2024». Ma perché secondo Renzi il governo non supererà il 2024? «Troppo disunito, troppe polemiche, troppe tensioni. Quanto a Meloni premier dipenderà molto da lei. Ha fatto una lunga marcia in dieci anni. Nelle ultime settimane mi pare abbia ingranato la retromarcia su tutto. Per lei il 2023 sarà l’anno della verità. Lo dovrà affrontare senza il suo principale alleato, Enrico Letta. Senza la fallimentare strategia di Letta, Meloni non sarebbe mai arrivata a Chigi. Il congresso del Pd finalmente restituirà Enrico ai suoi studi parigini ma priverà Meloni del suo alleato più solido».

Lo spoil system

Infine, sulle nomine, secondo Renzi il governo «si perde in un bicchier d’acqua. È ovvio che l’Esecutivo deve scegliersi i manager pubblici. Non è un diritto di Meloni, è un suo dovere. Solo da noi, dopo aver trasformato il Pos in un affare di Stato, ci siamo buttati sul tema spoil system. Ora la questione chiave sembra la sostituzione del direttore generale del Mef, Rivera. Era dai tempi della coppa del mondo in Messico nel 1970 che la sostituzione di Rivera non aveva così centralità sui media. Almeno allora c’erano Valcareggi e Mazzola, qui abbiamo solo Giorgetti e Lollobrigida». Mentre il Terzo Polo ha un obiettivo: «Andare in doppia cifra alle Europee. Per dare una casa politica a tante culture diverse. Che tengano insieme liberal democratici e popolari, Azione e Italia Viva, +Europa e tante esperienze civiche. Io e Calenda abbiamo caratteri, storie, esperienze molto diverse. Ma lavoriamo insieme».

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