Giovanni Luppino, l’autista di Matteo Messina Denaro: «Non lo conosco, gli ho solo dato un passaggio»

Secondo la sua versione avrebbe incontrato il boss sei mesi fa per la prima volta. E lo avrebbe intenerito perché la moglie è morta di cancro

Secondo gli inquirenti è uno degli uomini che hanno favorito la latitanza di Matteo Messina Denaro. Per Giovanni Salvatore Luppino invece è tutto un equivoco. L’agricoltore di 58 anni ieri ha visto la convalida da parte del Gip dell’arresto nei suoi confronti. Il suo avvocato Giuseppe Ferro ha detto che il suo assistito credeva che si trattasse del cognato di Andrea Bonafede. Gli sarebbe stato chiesto, a ragione delle sue condizione precarie di salute, di accompagnarlo alla clinica La Maddalena di Palermo perché si sottoponesse alla chemioterapia. Ma il Corriere della Sera racconta che Luppino lunedì scorso ha accettato di rispondere alle domande degli investigatori prima di poter parlare con il suo avvocato. E ha ricostruito i fatti in modo talmente implausibile da lasciare molti sospetti su di lui.


La versione dell’agricoltore

Luppino all’inizio ha sostenuto la stessa cosa detta dal suo avvocato in udienza dal Gip. Ovvero che Andrea Bonafede gli ha presentato sei mesi fa “Stefano” (ovvero Matteo Messina Denaro) come suo cognato. Luppino, che aveva aperto la porta ai due in vestaglia, è rimasto molto colpito dalla malattia dell’uomo perché la moglie è morta di cancro. E si è messo a disposizione. Fino all’alba del 16 gennaio, quando “Stefano” si è presentato senza preavviso in casa sua. E lui ha deciso sui due piedi di partire per Palermo. La versione non è considerata credibile dal pubblico ministero Pierangelo Padova. Perché questo significherebbe che Messina Denaro ha accettato di farsi portare a fare chemioterapia da una persona conosciuta di sfuggita sei mesi prima. Con il rischio che per un banale contrattempo saltasse tutto.


La richiesta

Ma gli inquirenti pensano che comunque nella storia ci sia qualcosa di vero. Perché questa sarebbe la riprova che Luppino non poteva dire di no a qualunque richiesta di Messina Denaro. Come di solito succede quando si parla di un affiliato. Invece proprio l’arresto, secondo gli inquirenti, rende Luppino «la persona più vicina allo storico capomafia trapanese su cui forze di polizia e magistratura siano riusciti ad oggi a mettere le mani. Un collaboratore certamente fidato di uno degli ultimi storici capi della stagione stragista e terroristico-mafiosa». E siccome Messina Denaro è un detentore di segreti inconfessabili a proposito di Cosa Nostra e della sua sfida allo Stato, «l’estrema fiducia con i fiancheggiatori ha in qualche modo contribuito alla procrastinazione della cattura».

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