Salerno, il primario di ortopedia che costringeva gli specializzandi a fare flessioni reintegrato: «Ma non lo farò più»

Il tribunale ha archiviato l’inchiesta. Ma lui continuerà a pagare la colazione in caso di ritardo

Ad aprile 2022 era emersa una vicenda curiosa all’Università di Salerno. La Scuola di Specializzazione di Ortopedia e Traumatologia costringeva gli specializzandi a fare flessioni in reparto per punizione. Il caso era stato denunciato dall’associazione Als Fattore 2a. Sotto accusa c’era Nicola Maffulli, quinto ortopedico nel ranking mondiale e specializzato in medicina dello sport. La pm Katia Cardillo aveva aperto un’inchiesta e sentito il professore. Dopo sei mesi il tribunale di Salerno ha archiviato tutto. L’università lo ha reintegrato nel ruolo di coordinatore della scuola. Mentre secondo i magistrati i fatti descritti «non costituiscono reato». I piegamenti sulle braccia a cui Maffulli costringeva gli studenti che ritardavano sono stati considerati inopportuni ma non vessatori. Oggi Maffulli in un’intervista al Corriere della Sera dice che non le ha mai imposte. Ma ora non le farà più fare.


La storia di Nicola Maffulli

«Si trattava di un modo per rendere coeso il gruppo. E al tempo stesso far capire l’importanza della puntualità in un ospedale. La regola era una flessione per ogni minuto di ritardo e la colazione da pagare. Questo valeva per tutti, me compreso. Per dirle: una volta sono rimasto in panne con la macchina e sono arrivato con 72 minuti di ritardo. Ne ho fatte 72 senza fiatare. La cosa era comunque vissuta come un evento goliardico», sostiene oggi il professore. Che dice che soltanto una persona non ha gradito e ha girato di nascosto il video poi finito agli atti. Ma ora è tempo di interrompere gli esercizi ginnici: «Nella vita si fa tesoro della propria esperienza. In ogni caso vorrei dire che in un ospedale i medici hanno il dovere della puntualità per il rispetto del paziente». E la colazione? «Questo lo vedremo. Se però io dovessi arrivare in ritardo pagherei anche il cornetto. Così capiscono».


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