Il termovalorizzatore e le accuse delle hostess, cosa c’è dietro le dimissioni della presidente di Acea: «L’A.D. ci tratta come schiave»

Michaela Castelli lascia ufficialmente per motivi personali. Ma ci sono due casi in azienda

Michaela Castelli si è dimessa per «motivi personali». L’avvocata scelta da Virginia Raggi come presidente di Acea ha lasciato ieri. Una scelta maturata «negli ultimi giorni dell’anno appena conclusosi». E «via via consolidata nel contesto dei nuovi assetti di governance indicati dal socio di controllo». Ovvero il comune di Roma oggi amministrato da Roberto Gualtieri. Sullo sfondo ci sono due questioni. Una politica e una mediatica. La prima è il termovalorizzatore di Roma. Tra due settimane la gara entrerà nel vivo e Castelli è una professionista selezionata dal Movimento 5 Stelle. Che è contrario all’opera. Mentre Acea è data in pole position nella gara per costruire e gestire l’impianto. Poi c’è la storia di Fabrizio Palermo e delle hostess. Che lo accusano di maltrattamenti all’epoca in cui era alla guida di Cassa Depositi e Prestiti.


«Vuole solo giovani e belle»

Secondo il Campidoglio le dimissioni di Castelli anticipano di un mese e mezzo la scadenza naturale della sua presidenza. Che non sarebbe stata rinnovata, sottintendono le voci. Da qui la scelta di andarsene prima. Per dare un segnale politico. D’altro canto nella lettera Castelli fa anche riferimento all’«accelerazione verso nuovi progetti strategici». Proprio il termovalorizzatore, si intende. E alla prossima seduta del consiglio di amministrazione che avrebbe dovuto decidere sul punto. Da segnalare che Castelli ha inviato la lettera al CdA e al collegio sindacale. Non all’amministratore delegato Palermo. E questo permette di collegare la vicenda a quella dei presunti maltrattamenti. La Stampa oggi parla proprio con una hostess in servizio in Acea. Che accusa l’a.d.: «Ci tratta come schiave. Vuole solo giovani e belle».


«Un maschilista da riverire»

Secondo la lavoratrice Palermo «è un maschilista che pretende di essere servito e riverito. Ma noi, con tutto il rispetto per le cameriere, non siamo cameriere professioniste. E invece dobbiamo scattare sull’attenti al suo passaggio e dobbiamo servirgli pranzo e snack con una precisione maniacale. E questo, peraltro, è l’ultimo dei nostri problemi. Ancora più grave è il fatto che ci discrimina». Perché vuole intorno a sé solo ragazze dai 20 ai 30 anni, sostiene. «Per questa ragione io, che prima lavoravo all’ottavo piano, quello appunto dell’ad e della presidente, sono stata spostata. A 41 anni non sono degna di stargli vicino. E per fortuna non sono sovrappeso. Perché altrimenti sarei stata ulteriormente penalizzata. Come è accaduto ad altre ragazze». Palermo ha già risposto alle accuse delle hostess.

La versione di Palermo

L’a.d. ex CdP ha sostenuto che la sua revisione dei contratti di appalto delle ditte che lavorano con Acea avrebbe portato ad accuse “diffamatorie” nei suoi confronti. Quando parliamo (impropriamente) di hostess, ci riferiamo spesso a lavoratrici che lavorano in Acea fornendo servizi. Palermo ha rivisto al ribasso gli appalti. E ora i loro datori di lavoro attraverso le lavoratrici si starebbero vendicando. La lavoratrice che parla con Grazia Longo sul giornale di Torino invece sostiene che tra le sue venti colleghe ci sia chi non regge allo stress. «C’è chi somatizza, chi ha attacchi di vomito». E racconta anche di un campanellino: «Lo fa suonare ogni volta che ha bisogno. Quando suona bisogna correre subito. Il tè non può essere né troppo caldo né troppo freddo. A metà mattina vuole una mela già sbucciata. Ma almeno non la pretende tagliata in maniera simmetrica come accadeva quando stava alla Cdp».

Il campanellino, la mela, i tacchi

E continua: «Non possiamo portare i tacchi perché gli dà fastidio il rumore sul pavimento di marmo. Siamo costrette a camminare in punta di piedi perché a volte anche i tacchi bassi fanno rumore. E poi dobbiamo anche fare le pulizie». La donna sostiene che l’inchiesta interna di Acea sia stata una pagliacciata. Ma le presunte vittime non hanno presentato esposti in procura «per paura. Siamo solo delle hostess che guadagnano da 3,50 a 3,70 euro l’ora. Io, con tutto lo straordinario, arrivo a mille euro al mese». Nei giorni scorsi il CdA ha confermato piena fiducia a Palermo. E ha deliberato, su proposta dell’a.d., di dare mandato «all’Ethic Officer di svolgere ogni ulteriore attività istruttoria ritenuta necessaria o opportuna a tutela dei principi e nel pieno rispetto di quanto previsto dal Codice Etico aziendale, allo scopo di fugare ogni dubbio» sull’operato del manager.

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