Israele e Palestina: «Impegno comune per fermare l’escalation». Netanyahu approva la pena di morte per i terroristi, smentito lo stop agli insediamenti

Mentre si svolgevano i colloqui di pace ad Aqaba, in Giordania, due israeliani sono stati uccisi a Nablus

Un impegno comune per «ridurre l’escalation sul campo e prevenire ulteriori violenze». Questo l’esito del vertice che si è svolto oggi nella città di Aqaba, in Giordania, tra israeliani e palestinesi. Ma in serata il Consigliere della sicurezza nazionale Tzachi Hanegbi, presente nella delegazione israeliana, ha sottolineato che non c’è nessun cambiamento alla politica di Tel Aviv. Ai colloqui, sollecitati dal governo americano, hanno partecipato anche Egitto, Giordania e Stati Uniti. Al termine dell’incontro, riferisce l’agenzia di stampa giordana Petra, tutte le parti hanno sottolineato l’importanza di «preservare i luoghi santi a Gerusalemme», mentre israeliani e palestinesi si sono detti disponibili a «un’azione immediata per fermare misure unilaterali per un periodo di 3-6 mesi». Secondo il comunicato congiunto delle delegazioni presenti al vertice, Israele avrebbe promesso di «congelare le autorizzazioni a nuovi insediamenti per 4 mesi e interrompere l’autorizzazione di qualsiasi avamposto per 6 mesi». Hanegbi ha però poi ridimensionato la portata dell’incontro, specificando che «nei prossimi mesi Israele regolarizzerà nove avamposti e approverà 9.500 alloggi in Cisgiordania. Non c’è alcun congelamento nelle costruzioni nè un cambiamento sullo status quo sul Monte del Tempio (Spianata delle Moschee), né limiti alle attività dell’esercito». Una piccola tregua, dunque, che le parti interessate approfondiranno più concretamente nel prossimo incontro, fissato per il mese di marzo a Sharm El-Sheikh, in Egitto. Le delegazioni di Israele e Palestina si sono impegnate inoltre nel promuovere iniziative «volte a rafforzare la fiducia reciproca tra le due parti, al fine di affrontare le questioni in sospeso attraverso il dialogo diretto». Soddisfatti gli altri Paesi – Usa, Egitto e Giordania – che, scrive la Petra, «considerano queste intese un progresso positivo verso la riattivazione e l’approfondimento delle relazioni tra la parte palestinese e quella israeliana e si impegnano a facilitare la loro attuazione, se necessario».


L’attentato a Nablus e la risposta di Netanyahu

Questa mattina, proprio mentre le delegazioni dei cinque Stati si preparavano ai colloqui, in Cisgiordania c’è stato un ennesimo attentato: un palestinese ha aperto il fuoco contro un veicolo vicino alla città di Nablus, uccidendo due israeliani. In tutta risposta, un comitato ministeriale israeliano ha dato il via libera a una proposta di legge che intende legalizzare la pena di morte per le persone accusate di terrorismo. Ad annunciarlo sono stati il premier Benjamin Netanyahu e il ministro per la Sicurezza Itamar Ben Gvir. «Agiremo per scoraggiare i terroristi e mantenere la sicurezza. Colpiremo il terrorismo con forza», ha commentato Netanyahu.


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