Anna Leonori ha perso gambe e braccia per un tumore che non c’era. L’aiuto di Bebe Vio con le protesi e il processo in arrivo

Ha chiesto un risarcimento a tre strutture sanitarie per l’errore nella diagnosi

Anna Leonori è la donna di Terni che ha subito l’amputazione di gambe e braccia per un’infezione legata ad un tumore che non c’era. Da un anno, grazie ai consigli della campionessa Bebe Vio, utilizza le protesi di nuova generazione. Intanto ha portato in tribunale l’ospedale Santa Maria di Terni, il Regina Elena di Roma e l’Ausl Romagna. E oggi in un’intervista a Il Messaggero racconta la sua storia. «Le costosissime protesi acquistate grazie alle raccolte fondi di associazioni di volontariato e privati mi hanno cambiato la vita», dice Anna. «So bene che non avrò mai più l’autonomia ma mi hanno restituito un minimo di dignità nella vita di tutti i giorni. La quotidianità è fatta di tante cose, alcune non potrò farle mai più da sola, altre grazie alle protesi sì», aggiunge.


La garanzia delle protesi

Le protesi però si deteriorano e sono garantite per due anni. «Non è un capriccio la necessità di avere un risarcimento per quello che ho subito. Vivo ogni giorno con la preoccupazione che si possa rompere un pezzo, cosa che mi costringerebbe a tornare sulla sedia a rotelle». La vicenda di Anna Leonori inizia nel 2014. Arriva la diagnosi di un tumore maligno che richiede un intervento invasivo. Si opera a Roma, e le asportano utero, ovaie, 40 linfonodi e la vescica, che viene sostituita con una ortotopica. Ma l’esame istologico dirà che non era un tumore. Poi per 4 anni ha infezioni, febbre, dolori, ricoveri. Il 7 ottobre 2017 si ricovera in ospedale per una peritonite acuta generalizzata causata dalla perforazione della vescica. Rimane in coma per un mese e mezzo. Viene trasferita a Cesena dove le amputano gambe e braccia. Anna ricorda che Bebe Vio le disse: «Imparerai a spostarti da un posto all’altro e nelle valigie avrai solo protesi. Farai una vita che si avvicina il più possibile alla normalità». Lei, che affronta la vita con una forza incredibile «grazie ai figli, la mia colonna portante» aspetta solo giustizia. «I periti concluderanno il loro lavoro a giugno. Non so come andrà a finire questa fase ma so con certezza che non si libereranno di me in alcun modo. Se sarà necessario affronterò anche il processo».


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