Migranti, maggioranze parallele: il governo lavora per aumentare gli ingressi “regolari”, la Lega vuole una stretta sui permessi

Il vicepremier Tajani: «Possiamo accoglierne decine di migliaia perché le nostre aziende hanno bisogno di manodopera». Ma il Carroccio punta al ripristino del decreto Sicurezza, che non permette la conversione del permesso per protezione in permesso di lavoro

Tra i cortocircuiti politici innescati dalla strage di Cutro, uno in particolare ha fatto saltare le connessioni tra la Lega e il resto della maggioranza di centrodestra. Da un lato il governo, prima con Francesco Lollobrigida e poi con Antonio Tajani, porta avanti la linea della necessità di far entrare in Italia migranti che possano sopperire alla mancanza di manodopera in diversi settori. Dall’altro la Lega, seguendo la via parlamentare, punta a rendere più complicato l’ottenimento dei permessi di lavoro che consentirebbero alle persone immigrate di essere assunte regolarmente e cambiare il loro status. L’esecutivo parla di flussi migratori regolari, sia chiaro. Ma se, come vuole il Carroccio, venisse ripristinato il decreto Sicurezza intestato a Matteo Salvini, tornerebbe a essere impedita la convertibilità della protezione speciale in permesso di soggiorno per motivi di lavoro. Un muro burocratico per quei migranti che fuggono da persecuzioni o luoghi di conflitto: se arrivano in Italia, anche regolarmente, avranno difficoltà a modificare il loro permesso per protezione speciale in permesso di lavoro.


Lo spiega il governo stesso su un sito dedicato all’immigrazione. Alla domanda, «è possibile convertire in lavoro un permesso di soggiorno rilasciato per richiesta di asilo?», i tecnici rispondono: «No, i permessi di soggiorno rilasciati in attesa del riconoscimento della protezione internazionale, consentono dopo due mesi dalla presentazione della domanda di svolgere attività lavorativa, ma non possono essere convertiti in altro titolo di soggiorno». Quindi, il permesso di protezione speciale, che dà diritto al soggiorno in Italia per un anno, non può essere convertito in un permesso di lavoro, più stabile e di durata più lunga se la persona immigrata è assunta a tempo indeterminato. Dopo la strage di Cutro e le polemiche relative alle dichiarazioni del ministro dell’Interno Matteo Piantendosi, il titolare dell’Agricolutra, Lollobrigida, da Bruxelles ha detto di voler supportare «un’immigrazione legale – per coprire – i 500 mila posti di lavoro disponibili», in svariati settori produttivi italiani. Oggi, 6 marzo, il vicepremier Tajani torna a ribadire il concetto: «Dobbiamo favorire l’immigrazione regolare. Il governo è al lavoro su questo, ovvero far venire in Italia persone che hanno già un lavoro certo nel campo dell’agricoltura o dell’industria, formati a casa loro, con viaggi che non sono a rischio. Possiamo portarne decine di migliaia perché le nostre aziende hanno bisogno di manodopera».


Il piano di Palazzo Chigi: «Meccanismo “premiale” di ingressi dai Paesi che si impegnano nel contrasto ai clandestini»

Mentre la presidente Giorgia Meloni convoca il Consiglio dei ministri di giovedì 9 marzo nel Comune di Cutro, in Calabria, il capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Esteri, Michele Barcaiuolo, spiega nel dettagli il piano migranti allo studio dell’esecutivo: «Palazzo Chigi lavora all’ipotesi di un provvedimento che coinvolga più ministeri, in particolare Interno, Giustizia, Lavoro, Esteri. Allo studio c’è una rideterminazione dei flussi regolari di migranti con un meccanismo “premiale” che dia nuovi ingressi ai Paesi che fanno di più nel contrasto all’immigrazione clandestina, che aumentino attraverso Frontex la sorveglianza dei loro confini e che firmino e attuino accordi di riammissione dei clandestini. Parimenti si stanno studiando con i tecnici del ministero della Giustizia e dell’Interno le norme che intendono concretizzare un giro di vite contro le organizzazioni criminali che gestiscono il traffico. Le parole del Santo Padre siano una guida per le azioni di governo, affinché vengano fermati i trafficanti di esseri umani e le morti in mare». Papa Francesco è tirato in ballo anche dalla Lega. Sull’account ufficiale del partito di Salvini, un post recita: «Il Papa parla come Salvini: “Fermare i trafficanti di esseri umani”».

L’iter parlamentare delle proposte leghiste

Tralasciando la comunicazione, il Carroccio porta avanti con un’iniziativa parlamentare la sua linea dura sui migranti. Prima che il governo possa concretizzare il decreto di cui parla Barcaiuolo, il 9 marzo – stesso giorno del Consiglio dei ministri a Cutro – inizierà in commissione Affari costituzionali della Camera l’esame della proposta di legge della Lega, firmata da Igor Iezzi e dal capogruppo Riccardo Molinari. È una proposta che punta a una stretta sui permessi per gli immigrati. Con un unico articolo, abroga le modifiche sulla materia contenute nel decreto Conte-Lamorgese del 2020, ripristinando le norme del decreto Conte-Salvini del 2018. All’Ansa, il deputato Iezzi, interrogato sul doppio binario su cui viaggia la sua proposta di legge e l’eventuale azione governativa, afferma: «Da quello che sappiamo, leggendo anche i giornali, l’iniziativa del governo è orientata ad altro, a delle norme di contrasto all’attività degli scafisti. Intanto iniziamo con la via parlamentare, se poi il governo decide di prendere una iniziativa legislativa di stretta sui permessi, che assorbe la proposta di legge, io sarò contento».

L’Ansa ricorda che se la proposta Iezzi-Molinari passasse, verrebbe abolito l’allargamento dei criteri per accedere alla protezione speciale – dicitura con la quale Salvini volle sostituire la protezione umanitaria -, verrebbe nuovamente abbassata la soglia di pericolo in caso di ritorno nel Paese di origine per respingimento e, come detto in apertura, verrebbe abrogata la convertibilità della protezione speciale in permesso di soggiorno per motivi di lavoro. A questa proposta di legge è stata abbinata, inoltre, un’altra iniziativa di matrice leghista. Questa volta la prima firma, accanto a quella di Molinari, è di Simona Bordonali. Il testo, se approvato, prevederebbe l’impossibilità di rinnovo di un permesso di soggiorno di una persona immigrata se accertata una qualsiasi «violazione di disposizioni in materia fiscale o contributiva».

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