Qatargate, al via il “processo nel processo”. L’indagato Tarabella porta in tribunale il pm Michel Claise: «È prevenuto, gli sia tolta l’inchiesta»

Prima udienza in Corte d’appello a Bruxelles per la richiesta di ricusazione del magistrato titolare dell’indagine. Decisione attesa il 14 marzo

Da tre mesi, il suo nome rimbalza nelle cronache giudiziarie di tutta Europa. Michel Claise è l’inflessibile magistrato titolare dell’inchiesta sul cosiddetto Qatargate, la presunta rete corruttiva ordita dal Qatar (e dal Marocco) per guadagnare influenza e decisioni favorevoli a livello Ue. Da quando la procura di Bruxelles ha scoperchiato il pentolone dei presunti affari loschi all’ombra del Parlamento europeo, brividi sono corsi lungo la schiena di deputati e commissari attuali o passati, lobbisti i buona o cattiva fede ed altre figure che operano nel mondo degli affari europei. A motivare i timori, anche la figura di Claise, noto in Belgio per essere un magistrato abile e tenace, esperto e attento in maniera maniacale alle trame di corruzione, e piuttosto prono a usare la mano pesante sugli indagati nelle sue inchieste. Ha fatto drizzare più di un sopracciglio col passare della settimane, in Italia e non solo, l’ampio uso fatto dai giudici belgi della carcerazione preventiva nell’indagine Qatargate, specie considerato che i fatti contestati a diversi dei politici agli arresti – da Antonio Panzeri a Eva Kaili – sono noti solo in minima parte. Da parte delle difese di diversi degli indagati si è levata in particolare l’accusa di un uso del carcere più come strumento per spingere gli indagati a parlare, magari incastrando altre persone chiave, che non per evitare la fuga o l’inquinamento delle prove.


A passare dalle parole ai fatti è stato nelle scorse settimane Marc Tarabella, altro indagato eccellente. Il deputato europeo belga, ma di origine italiane, arrestato nell’ambito dell’inchiesta lo scorso 10 febbraio, ha citato infatti Claise in giudizio, chiedendo la sua ricusazione dalla titolarità dell’indagine. E oggi Tarabella si è presentato in Corte d’appello a Bruxelles nella prima udienza del filone. Nessuno scambio diretto tra i due. Claise, come da prassi in questo tipo di procedure, non era presente in tribunale, ma era rappresentato dal giudice federale Raphaël Malagnini. Quanto a Tarabella, per lui è intervenuto nell’udienza l’avvocato, Maxim Töller. Ma l’occasione è stata colta per i primi colpi di spillo per interposta persona tra i due “contendenti”. La denuncia è evidentemente «opera di qualcuno che, in ragione della sua posizione sociale, non può sopportare di essere trattato come un cittadino ordinario, e vuole invece destabilizzare il pm», ha attaccato Malagnini in difesa di Claise.


Valutazione opposta quella avanzata per conto di Tarabella da Töller: Claise «in ogni sede e in ogni momento deve fare attenzione con i termini che usa per non tradire i suoi intendimenti più profondi», ha affondato il legale. Al centro della disputa, come riporta Politico, è in particolare una frase contenuta nel mandato d’arresto di Tarabella, che secondo la sua difesa proverebbe la violazione della presunzione d’innocenza da parte del magistrato. le posizione di Tarabella, è scritto nel dispositivo, «inizialmente non erano a favore del Qatar, ma furono poi capovolte quando vennero operati sospetti trasferimenti di fondi». Attività investigativa o violazione dei diritti di un indagato? «La mozione è inammissibile, infondata e manca di ogni coerenza intellettuale», ha ribattuto oggi in aula Malagnini. Il match giudiziario dentro al match è solo alle prime battute. Una decisione da parte della Corte d’appello della capitale belga è attesa il prossimo 14 marzo.

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