Tutto l’alcool di Nainggolan: «Posso bere anche 20 drink, ma poi in campo vado a 3000»

Il giocatore della Spal ripercorre la sua carriera e i suoi eccessi: sì, ho sbagliato, succede agli esseri umani

Radja Nainggolan, 34 anni, ha giocato e gioca in Italia da anni. E da anni è inseguito dalla sua cattiva fama. Ovvero quella di un calciatore che non fa vita da atleta. E che beve troppo. In un’intervista rilasciata oggi al Corriere della Sera però il giocatore della Spal che in Italia ha militato in Piacenza, Cagliari, Roma e Inter dice che non è vero che l’alcool influenza le sue prestazioni. Anzi, è il contrario: «La natura mi ha fatto un dono: ho un fisico che non ha mai risentito delle cavolate che ho fatto. Certo a 20 anni esci tutte le sere, adesso magari di serate ne faccio due-tre, se mi va. Ma non rinuncio a vivere. Posso anche bere un po’ la sera, l’importante è poi andare in campo a tremila. Si racconta che creavo problemi negli spogliatoi, ma da Piacenza, al Cagliari, alla Roma e all’Inter ho avuto buoni rapporti con tutti. Ci sono compagni che sento ancora oggi».


Sabatini e gli 8 «shottini»

Nei giorni scorsi l’ex direttore sportivo di Roma e Inter Walter Sabatini ha parlato di lui. Definendolo scherzosamente un delinquente perché a suo dire era capace di bere otto «shottini» insieme. «L’ho chiamato e gli ho detto che otto sono pochi. Ne bevo anche venti. E che poi vado in campo lo stesso. Mi vuole bene, mi ha sempre consigliato di avere una vita più tranquilla. Pensa che avrei avuto una carriera migliore. Ma non sono d’accordo, in campo ho dato il massimo», risponde lui nel colloquio con Monica Scozzafava e Andrea Sereni. E anche sul vizio del fumo ha qualcosa da dire: «Sono un calciatore e prima ancora un uomo che ha scelto di essere felice. Ho nella testa e nell’anima le sofferenze che ho vissuto da ragazzo. Eravamo poveri, mia madre faceva le pulizie e mille lavori extra per sostenerci. Mio padre ci ha lasciati che ero giovanissimo. Mi sono sacrificato per diventare un calciatore, guadagnare e far vivere bene i miei cari che come me e con me hanno sofferto».


I video da ubriaco

Nainggolan ricorda le «cavolate» che ha fatto nella sua carriera: «A Roma arrivavo in ritardo, ci sono stati video in cui di sera ero poco lucido e poi quel famoso Capodanno a casa mia. Lo ricorderò per tutta la vita. Forse è stata quella la notte più folle». Ricorda il filmato in cui fumava e diceva parole fuori posto: «La Roma andò su tutte le furie». Ma rammenta anche la scelta di tornare a Cagliari per stare vicino alla moglie Claudia Lai malata di tumore: «Dovevo stare vicino alle mie figlie. Era giusto tornare in quel momento e non mi sono tirato indietro». Gli ultimi guai grossi li ha avuti con il ritorno all’Anversa: «Ero contento di essere tornato nella città dove ci sono due delle mie figlie e dove sono cresciuto. Quando sono arrivato all’Anversa dicevano che ero un grande giocatore, alla fine mi hanno trattato come un pezzo di m…, un parassita. Non li perdono». Però l’hanno beccato a fumare in panchina e a guidare con la patente scaduta: «Sì ho sbagliato, si può ogni tanto? Agli umani succede. Non è che poi per un mese si deve parlare sempre del mio errore. Mi hanno impedito di entrare dalla porta principale, spostavano le mie cose nello spogliatoio. Mi dissero: dimostra che sei cambiato e mi sono comportato bene. Non hanno mantenuto la parola».

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