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Doppiaggio virtuale creato dall’Ai. Cos’è la nuova tendenza del cinema e perché potrebbe togliere il lavoro ai doppiatori

13 Marzo 2023 - 16:50 Antonio Di Noto
Mentre i doppiatori denunciano condizioni di lavoro sempre peggiori, numerose compagnie di intelligenza artificiale promettono di poterli sostituire egregiamente

Non ci sono solo gli stipendi fermi dal 2008 e ritmi di lavoro serrati dietro lo sciopero dei doppiatori indetto dalla principale sigla di categoria a partire dallo scorso 21 febbraio e ancora in corso. A minare le condizioni di lavoro, denunciano, c’è anche l’intelligenza artificiale. O meglio, delle liberatorie che potrebbero essere sfruttate per estrometterli dal loro lavoro. «L’avvento della nuova tecnologia rischia di sostituire la categoria, fiore all’occhiello della nostra industria cinematografica», si legge nel comunicato dell’Associazione Nazionale Attrici e Attori Doppiatori (Anad). «Prima di accettare un lavoro dobbiamo sottoscrivere delle liberatorie e cedere i diritti sulle nostre voci, “per sempre e ovunque”. Questo significa che può essere utilizzata anche dalle compagnie specializzate nell’Intelligenza Artificiale», spiega a Open Christian Iansante, che ha prestato la voce, tra gli altri, Bradley Cooper e Ewan McGregor. A causa dello sciopero, numerose produzioni internazionali sono in ritardo rispetto all’uscita prevista su Netflix, Disney+, Amazon Prime Video e Apple Tv.

La sintesi vocale dell’intelligenza artificiale

Ma quanto è concreta la possibilità che i doppiatori vengano sostituiti da sofisticati sistemi di sintesi vocale basati sull’Ai? A vedere i risultati delle nuove tecnologie, più di quello che si potrebbe pensare conversando con Siri o Alexa, che parlano con una voce palesemente innaturale. Tra gli aspetti più eclatanti dei passi avanti compiuti in questo ambito, c’è Vall-E. Uno strumento di Microsoft che, una volta ricevuto un input di tre secondi con la voce da replicare, riesce non solo a riprodurne il timbro, ma anche le inflessioni dovute alle emozioni, in maniera – lo si può vedere nella demo rilasciata – estremamente naturale e difficile da distinguere dalla voce originale. Ma non si tratta solo di una prospettiva futura. Secondo quanto denunciato da Iansante, la sua voce è stata già stata replicata dall’Ai e utilizzata in una clip della serie animata Rick & Morty che lui, anche se nella serie presta la voce a Rick, non aveva mai doppiato. Lo stesso è accaduto a David Chevalier, voce di Morty. «Quando l’ho vista sono rimasto senza parole», racconta Iansante a Open.

«Morgan Freeman parlerà in spagnolo»

E in effetti il fenomeno sta prendendo sempre più piede, con numerose compagnie che sono nate proprio per questo: offrire servizi di doppiaggio specializzato per toni emozionali e categorie di contenuto. Ad esempio, c’è Deepdub, con sede a Tel Aviv, che promette doppiaggi virtuali adatti a Serie Tv, ma anche la londinese Papercup, che si specializza in news. E non solo, secondo il Chief Revenue Officer di Deepdub Oz Krakowski, l’Ai avrà presto un vantaggio fondamentale rispetto ai doppiatori umani: poter cambiare lingua. Vuol dire che, ad esempio, in un film in spagnolo non servirà una voce che copra quella di Morgan Freeman. Sarà direttamente l’attore, o meglio, la riproduzione virtuale della sua voce, a parlare in spagnolo. E lo stesso accadrà, potenzialmente, per ogni lingua, dialetto e accento.

La macchina può sostituire l’uomo?

Proprio di questo parla Iansante, secondo il quale le macchine non potranno pareggiare le capacità umane nel giro di poco tempo. «Credo che per i lavori come voice over e documentari manchi poco. Lì non serve tanta emozione e una macchina imparerà a farlo primo o poi. Altro discorso è quello della recitazione, come avviene nel doppiaggio di attori stranieri. Bisogna chiedersi se vogliamo davvero essere sostituiti da una macchina, tenendo soprattutto conto che non potrà mai trasferire emozioni», si interroga Iansante. «Una macchina non ha l’anima, la psiche, quel fuoco sacro fatto di sfumature che solo una voce umana può regalare», dichiara. Una macchina non ha l’anima, certo, però non ha nemmeno stipendio, ferie pagate, limiti d’orario e giorni di malattia. Caratteristiche che alle aziende fanno gola, e che fanno temere ai doppiatori per il loro futuro.

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