Drone schiantato nel mar Nero, Usa: «Lo ha colpito un jet russo». Mosca nega: «Non l’abbiamo toccato»

Secondo il Cremlino il drone si dirigeva verso la Crimea, mentre gli Usa sostengono che stesse effettuando delle «operazioni di routine nello spazio aereo internazionale»

È scambio di accuse tra Washington e Mosca sul drone da guerra statunitense che questa mattina, intorno alle 7, è stato danneggiato e costretto ad atterrare nelle acque internazionali del Mar Nero. Secondo gli Usa, il velivolo da guerra di tipo Reaper Mq-9 è stato colpito al propulsore da un jet russo mentre effettuava delle «operazioni di routine nello spazio aereo internazionale» sopra il bacino su cui si affacciano Russia e Ucraina. Mosca dal canto suo rifiuta categoricamente la versione del Pentagono inizialmente anticipata dall’Afp. Secondo il Cremlino l’impatto sarebbe avvenuto vicino alla Crimea, verso il quale – continua la versione del ministero degli esteri russo citata da Tass – il drone si stava dirigendo.


La versione di Mosca

Secondo Mosca, che ha fornito la sua versione circa un’ora dopo gli Usa, il drone si trovava «in violazione dei confini dell’area del regime temporaneo per l’uso dello spazio aereo, istituito ai fini dello svolgimento di un’operazione militare speciale», motivo per cui, in seguito all’avvistamento «combattenti delle forze di difesa aerea in servizio sono stati alzati in volo». Ma, continua Mosca, i velivoli non sarebbero entrati i collisione. Piuttosto, il drone statunitense sarebbe stato vittima delle sue stesse «brusche manovre». Nel comunicato si legge: «Il velivolo aereo senza pilota Mq-9 è entrato in volo incontrollato con perdita di quota e si è scontrato con la superficie dell’acqua. I combattenti russi non hanno usato armi aviotrasportate, non sono entrati in contatto con il veicolo aereo senza equipaggio e sono tornati sani e salvi alla base»


La versione degli Usa

Gli Usa avevano denunciato l’accaduto intorno alle 18 italiane. L’autorità statunitense, al contrario del Cremlino, riferisce che il jet russo, attuando una «manovra pericolosa e non professionale», ha colpito l’elica del drone che volava nello spazio aereo internazionale sopra il Mar Nero. «Intorno alle 7 di questa mattina – si legge nel comunicato dell’aeronautica statunitense – un aereo russo Su-27 ha colpito il propulsore dell’Mq-9 obbligando le forze statunitensi a far atterrare il drone in acque internazionali». Prosegue la nota: «Numerose volte prima della collisione, l’Su-27 ha sversato carburante sul drone e vi si è parato davanti in modo poco professionale e spericolato». L’aeronautica statunitense rende noto che il drone era impegnato in «operazioni di routine nello spazio aereo internazionale» quando la collisione con il jet russo ha provocato «la perdita totale dell’Mq-9».

La convocazione dell’ambasciatore russo

Secondo gli Usa, non sarebbe la prima volta che la Russia tenta azioni di questo tipo. Il portavoce del dipartimento di Stato Usa Ned Prince ha reso noto che l’ambasciatore russo verrà convocato per fornire spiegazioni circa la collisione. Nel frattempo, l’ambasciatore statunitense in Russia ha informato il ministero degli Esteri del disappunto di Washington. Inoltre, il dipartimento di Stato ha fatto sapere che «parlerà direttamente con la sua controparte russa ed esprimerà le nostre preoccupazioni per questa intercettazione pericolosa e poco professionale».

Il modello del drone

Precedentemente, Afp aveva sottolineato come l’attività militare sopra lo specchio d’acqua sia particolarmente intensa in questo periodo del conflitto tra Russia e Ucraina. «Sicuramente è successo qualcosa, ma al momento non abbiamo conferma che il velivolo sia stato colpito», aveva dichiarato una delle due fonti alla agenzia stampa francese. Le persone consultate da Afp, che hanno chiesto di rimanere anonime a causa della sensibilità delle informazioni rilasciate, inizialmente non hanno rivelato a quale Paese appartenesse il drone. Il modello citato si tratta di un velivolo a pilotaggio remoto di tipo hunter-killer, in grado di sorvegliare il proprio obiettivo a lungo e da altitudini elevate prima di colpirlo. È sviluppato dalla difesa statunitense e viene utilizzato dall’aeronautica Usa, oltre che da quella di diversi Paesi Nato, tra cui anche l’Italia e il Regno Unito.

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