Pia Klemp: chi è la capitana della nave di Banksy fermata con il decreto Ong

La comandante della Louise Michel ha studiato biologia marina e partecipato a missioni internazionali con Sea Shepherd. Ora è sotto accusa in Italia

Si chiama Pia Klemp e secondo Banksy è «una tipa tosta». L’artista le ha affidato il comando della Louise Michel nell’ambito del finanziamento di una missione per soccorrere i migranti in difficoltà nel tratto di mare tra la Libia e l’Italia. E da come la racconta chi la conosce il paragone che scatta è ovviamente quello con Carola Rackete. Ovvero la Capitana che sfidò Matteo Salvini attraccando la Sea Watch 3 a Lampedusa e speronando la motovedetta della Guardia di Finanza. E a cui alla fine la giustizia italiana diede ragione, archiviando le accuse di resistenza o violenza contro una nave da guerra. Entrambe sono tedesche. Ma vengono da due città diverse: Klemp è di Bonn, Rackete di Preetz. E appartengono alla stessa generazione: la capitana della Louise Michel ha 39 anni, l’ex comandante della Sea Watch 3 ne ha 35. Tutte e due hanno una matrice ambientalista e una formazione scientifica.


La formazione e i problemi con la giustizia

La comandante della Louise Michel ha studiato biologia marina e ha lavorato per diversi anni con l’organizzazione Sea Shepherd, partecipando a missioni internazionali per proteggere la fauna marina. Una laurea in tasca in Scienze navali e trasporti marittimi per Rackete, ma la stessa passione per la natura. Prima come volontaria per la tutela dell’ambiente in una riserva della Kamčatka, poi in mare su navi da ricerca e impegnate in spedizioni scientifiche in Artide e Antartide. Quest’ultima è stata anche fermata dalla polizia in Germania durante una protesta ambientalista. Il destino giudiziario di Klemp invece è ancora incerto. È accusata di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e rischia 20 anni di carcere per la sua attività quando era al comando della Iuventa. Anche se l’impegno di entrambe è stato premiato nel 2019 dal comune di Parigi con un’onoreficenza. Che Klemp però ha rifiutato dichiarandosi in disaccordo con la politica migratoria della Francia.


La lettera di Banksy

Poco tempo dopo riceve la lettera di Banksy che le mette a disposizione la nave, poi intitolata all’anarchica femminista francese Louise Michel. Lei pensa a uno scherzo, poi si rende conto di essere stata scelta per la sua posizione politica, posizione che è molto netta. «Non considero il salvataggio in mare come un’azione umanitaria ma come parte di una lotta antifascista», spiega in quell’occasione. Aggiungendo che il coinvolgimento dell’artista nelle operazioni sarà limitato al sostegno finanziario, ma comune sarà l’obiettivo: salvare vite umane in un braccio di mare diventato un cimitero. Ora dovrà fronteggiare anche l’accusa di aver violato il decreto Ong. Perché dopo aver effettuato il primo intervento di soccorso in acque libiche ha ignorato la disposizione di raggiungere il porto di Trapani. Puntando invece verso altri tre barconi sui quali si stavano già dirigendo i mezzi della Guardia costiera.

L’accusa e la difesa

«Ci impediscono di lasciare il porto e prestare soccorsi in mare. Questo è inaccettabile», protestano gli attivisti . «Le ultime morti in mare non sono un incidente né una tragedia. Sono volute», aggiungono. Per l’autorità marittima invece «la nave ha avuto un comportamento che complicava il delicato lavoro di coordinamento dei soccorsi e la non osservanza delle disposizioni ha inoltre rallentato il raggiungimento di un porto di sbarco per i migranti salvati nel primo intervento, inizialmente individuato in quello di Trapani dal ministero dell’Interno, inducendo così a ridisegnare la decisione in modo da far convergere l’arrivo della Ong, per motivi di sicurezza e di urgenza, nel porto di Lampedusa, già peraltro sollecitato dai numerosi arrivi di migranti di questi ultimi giorni».

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