Nucleare, spinta della Francia per la costruzione di mini reattori in Europa: c’è anche l’Italia (come Paese osservatore)

A margine del Consiglio Energia, la Francia ha riunito altri 12 Paesi membri: «Queste tecnologie possono contribuire, insieme alle centrali nucleari su larga scala, al raggiungimento degli obiettivi climatici»

Prosegue l’iniziativa francese per lo sviluppo di nuove tecnologie nucleari in Europa. A margine del Consiglio Energia che si sta svolgendo a Bruxelles – e che ha ratificato l’accordo per lo stop alla vendita di veicoli a motore termico a partire dal 2035 -, i rappresentanti di Parigi hanno riunito altri 12 Stati membri per stimolare gli investimenti sugli Smr, gli Small Modular Reactors: si tratta di mini reattori nucleari che, secondo quanto si legge nella nota che questi Paesi hanno siglato, «possono contribuire, insieme alle centrali nucleari su larga scala, al raggiungimento degli obiettivi climatici dell’Unione europea e alla sicurezza energetica». Al tavolo, con la Commissione e la presidenza svedese dell’Ue, hanno aderito Bulgaria, Croazia, Finlandia, Francia, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia e Ungheria. L’Italia è tra i Paesi osservatori, insieme a Belgio e Paesi Bassi. «L’impegno a rafforzare la cooperazione europea nel campo dell’energia nucleare. I partecipanti – si legge nel comunicato – hanno ribadito l’importanza di rispettare i più elevati standard di sicurezza nucleare e hanno concordato sulla necessità di un quadro industriale e finanziario favorevole per i progetti nucleari».


La nota, inoltre, sottolinea che i ministri e i rappresentanti dei 13 Paesi hanno fermamente riconosciuto che «il nucleare è una tecnologia strategica per raggiungere la neutralità climatica e che il rafforzamento della cooperazione industriale, delle catene del valore europee e la facilitazione delle capacità finanziarie saranno essenziali in questa prospettiva. In particolare, i ministri hanno accolto con favore la lettera congiunta inviata alla Commissione sui piccoli reattori modulari». I titolari dei dicasteri competenti sulle materie energetiche hanno accolto l’invito a riunirsi «nuovamente in questa forma per approfondire le loro azioni e la loro cooperazione nel campo dell’energia nucleare». Parigi, che è a capo di questa “alleanza nucleare”, nella riunione odierna – ospitata dalla Direzione generale Energia della Commissione europea – ha voluto ribadire «l’importanza del rispetto dei più severi standard di sicurezza nucleare e hanno concordato sulla necessità di un quadro industriale e finanziario favorevole per i progetti nucleari». Ma come funzionano gli Smr?


Questa tecnologia nucleare di quarta generazione prevede reattori che non superino i 300 megawatt di potenza, derivati dai motori dei sommergibili e delle navi atomiche. Una centrale nucleare tradizionale, invece, arriva fino ai 1.600 megawatt. Le caratteristiche dei mini reattori possono essere delle più disparate, con qualche costante. Hanno l’aspetto di cilindri metallici grandi come un paio di container. All’interno, vi è il nocciolo con il combustibile e il generatore di vapore: quando il calore del nocciolo porta l’acqua allo stato gassoso, questo aziona una turbina esterna e un alternatore produce l’energia. L’acqua, infine, viene raffreddata, rientra nel mini reattore e ricomincia il ciclo. Tra i vantaggi di questa tecnologia, c’è innanzitutto la facilità di assemblaggio: i reattori di queste dimensioni possono essere completati direttamente in fabbrica per poi essere trasportati integralmente nel luogo in cui entreranno in funzione. Si dicono modulari, poi, perché possono essere assemblati tra loro per aumentare la quantità di energia prodotta.

Occupano meno suolo – il 10% dello spazio di una centrale tradizionale – e, date le piccole dimensioni, non hanno bisogno di pompe per far sì che acqua e vapore si muovano al proprio interno. Il vero vantaggio, tuttavia, è che i mini reattori funzionano con combustibili non convenzionali e la produzione di scorie è estremamente inferiore rispetto a quella delle centrali tradizionali. Il rifornimento di combustibile, a differenza delle grandi centrali, in cui deve avvenire al massimo ogni due anni, può essere fatto in un range che va dai tre ai sette anni. Alcuni mini reattori riescono a lavorare anche 30 anni senza essere riforniti. Ad oggi, sono in fase di realizzazione una ventina di progetti Smr: i primi impianti dovrebbero entrare in funzione entro la fine del 2026. I paesi che più stanno investendo in questa tecnologia sono Cina, Russia, Argentina, Canada, Usa e Gran Bretagna. Tornando all’incontro avvenuto a Bruxelles, fonti del ministero dell’Ambiente italiano, all’Ansa, hanno voluto precisare che «l’Italia non ha firmato alcun documento al termine della riunione sul nucleare». Stando a quanto raccontato all’agenzia, l’Italia ha partecipato all’incontro nella veste di osservatore e, contrariamente a quanto indicato in precedenza da altri partecipanti, non avrebbe firmato alcun documento.

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