Case green, l’ideatore della direttiva a Open: «L’Italia ce la farà, dal governo italiano tante bugie sul provvedimento» – L’intervista

L’europarlamentare irlandese Ciarán Cuffe: «Il testo contiene già molte deroghe, non credo che gli standard fissati dall’Ue siano troppo ambiziosi»

Da Bruxelles – «L’Italia ce la può fare, ne sono certo». Non ha dubbi l’europarlamentare irlandese Ciarán Cuffe, relatore della cosiddetta «direttiva sulle case green». Il testo che Cuffe, eletto tra le fila dei Verdi, ha portato al Parlamento europeo ha un obiettivo ambizioso: abbattere le emissioni degli edifici attraverso un maxi-piano europeo di efficientamento energetico. La direttiva, però, ha ricevuto un’accoglienza piuttosto fredda in Italia. A Strasburgo, tutti i partiti che sostengono il governo italiano hanno votato contro la misura, con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni che ha parlato di un «danno per l’Italia». Quando Cuffe ci accoglie nel suo ufficio di Bruxelles, ci fa subito notare il poster affisso dietro la sua scrivania: Isola la tua casa, isola Putin. «Uno dei grandi vantaggi di questo provvedimento è che contribuisce a ridurre notevolmente la nostra dipendenza dai combustibili fossili, compresi quelli che arrivano dalla Russia», sottolinea l’europarlamentare l’irlandese.


Cosa rende questa direttiva così importante per il raggiungimento degli obiettivi climatici europei?


«Il Green Deal ha come primo obiettivo quello di abbattere le emissioni di gas serra nei prossimi decenni. E non possiamo raggiungere questo target senza occuparci degli edifici, che sono responsabili del 40% del consumo totale di energia elettrica nell’Unione Europea e producono circa un terzo delle emissioni di gas serra. Ristrutturando le abitazioni, possiamo creare nuovi posti di lavoro, combattere la povertà energetica e ridurre l’inquinamento».

Il testo ha ricevuto il primo via libera del Parlamento europeo lo scorso 14 marzo. Quali sono i prossimi step?

«Quest’anno abbiamo raggiunto un accordo in commissione e il voto in plenaria. Ora il prossimo passo è raggiungere un’intesa tra le varie istituzioni europee: Commissione, Consiglio e Parlamento. I negoziati andranno avanti per i prossimi tre mesi e speriamo di poter ottenere un testo definitivo per la fine della presidenza svedese, che termina a giugno. Una volta che l’intesa finale è stata raggiunta, toccherà agli Stati membri applicare le nuove regole».

L’Italia sarà uno dei Paesi più coinvolti da questa direttiva. Secondo il settore delle costruzioni, sarà molto difficile raggiungere davvero gli obiettivi fissati al 2030.

«Io sono ottimista di natura e penso che l’Italia ce la farà. Innanzitutto, c’è una deroga per gli edifici storici o patrimonio dell’umanità. Sarebbe una farsa chiedere di efficientare il Colosseo o il Pantheon. Inoltre, il testo votato in Eurocamera permette a ogni Stato membro di chiedere una deroga anche per il 22% delle case in classe energetica G. A questo punto, si rimane con una lista di edifici che possono essere facilmente ristrutturati. Va ricordato poi che sono previste misure specifiche per ogni Stato membro. In Italia, per esempio, c’è un clima mite. Perciò chiediamo soprattutto di isolare meglio gli edifici, non certo di mettere pompe di calore in ogni casa. Insomma, non credo che gli standard fissati dall’Ue siano troppo ambiziosi».

Eppure quello che in tanti si chiedono è: chi pagherà per tutti questi lavori?

«Il modello che molti Paesi stanno adottando è il seguente: garantire prestiti alle famiglie di classe media, mentre lo Stato interviene in prima persona per le fasce più povere della popolazione e i disoccupati. Ci sono moltissimi fondi a cui l’Italia può attingere: la Banca europea per gli investimenti, la Banca centrale europea, i fondi del Recovery fund, i fondi strutturali e non solo. Tutte le strutture competenti sono già pronte a erogare i fondi necessari per supportare questa transizione. I soldi quindi ci sono. Sono i governi semmai a dover decidere quanti fondi chiedere e come spenderli. Mi auguro che il governo italiano darà la priorità a chi non può permettersi di pagare i lavori di ristrutturazione».

I partiti che sostengono il governo italiano hanno votato contro la direttiva al Parlamento europeo. Teme che possano provare a bloccare l’adozione di questo provvedimento?

«In realtà, prima di votare contro la direttiva al Parlamento europeo, il governo italiano si era espresso a favore al Consiglio Ue a cui era presente anche il ministro dell’Ambiente. In ogni caso, credo che siano state diffuse molte bugie su questo provvedimento. Ricordo che Matteo Salvini ci aveva accusati di voler portare via la casa agli italiani. C’è sempre spazio per la retorica politica, ma io preferisco occuparmi dei fatti: Bruxelles non vi porterà via la casa, non vi sfratterà e non vi costringerà a ristrutturare se non avete i soldi per farlo».

Giorgia Meloni ha detto che questo provvedimento rischia di diventare una «patrimoniale nascosta».

«Confesso di non aver sentito questa espressione, ma credo che questa direttiva sia l’opposto di una tassa patrimoniale: tutti gli studi dimostrano che se fai i giusti lavori di ristrutturazione il valore della tua casa cresce. Sia Meloni che Salvini sanno che dobbiamo aiutare chi soffre per il caro bollette e che questa direttiva è un modo per farlo. Qual è l’alternativa? Lasciare che la gente viva in case poco isolate e con bollette sempre più alte? Dobbiamo agire. E credo che alla fine, malgrado tutto, riusciremo ad arrivare a un testo condiviso».

Foto di copertina: Parlamento europeo | L’eurodeputato irlandese Ciarán Cuffe

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