La Verità: l’amico di Gelli e Carboni alimentò il gossip velenoso su Lollobrigida e la deputata di FdI Silvestri

Si chiama Gianmario Ferramonti e ha un passato nel centrodestra. Poi la svolta complottista

La deputata di Fratelli d’Italia Rachele Silvestri ha denunciato in una lettera al Corriere della Sera di aver dovuto effettuare un test di paternità su suo figlio per mettere a tacere le voci che dicevano che non era figlio di suo marito. Oggi in un articolo a firma di Giacomo Amadori La Verità racconta chi c’è all’origine del gossip che ha coinvolto la parlamentare e il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. Il 14 settembre scorso un sms proveniente da Gianmario Ferramonti raccontava infatti la storia su Lollobrigida e Silvestri in un messaggio Whatsapp. Parlando di un «gossip pruriginoso» e sostenendo che Lollobrigida avesse imposto la candidatura di Silvestri in Abruzzo (dove è stata eletta l’ex M5s). Ferramonti è un imprenditore e un politico di origini bresciane.


Chi è Gianmario Ferramonti

Nel 2016 era stato coinvolto nel salvataggio di Banca Etruria. Era stato coinvolto dal faccendiere Flavio Carboni, a sua volta chiamato in causa da Pierluigi Boschi, il padre di Maria Elena. Ferramonti spiegò in un’intervista di essere amico di Carboni da anni. E disse che il faccendiere nel frattempo deceduto gli aveva chiesto di trovare una persona adatta a fare il direttore generale dell’istituto di credito in crisi. Ferramonti è da sempre in politica. Nel 1990 era sceso in campo con la Lega Nord. Assumendo la carica di amministratore delegato di Pontidafin. Sostiene anche di aver partecipato attivamente alla fondazione di Alleanza Nazionale. Poi si era messo con Gianfranco Miglio nel Partito Federalista. Poi viene arrestato per la presunta truffa Phoney Money. Nel 2005 viene assolto da ogni accusa. In seguito si schiera con Donald Trump e marcia al fianco dei gilet gialli italiani guidati da Antonio Pappalardo.


I messaggi a Meb

Nel 2021 durante un’intervista a Report mostra i messaggi mandati a Maria Elena Boschi: «Se buttano giù questo cretino di Conte una mano gliela diamo, abbiamo milioni di voti». Ma il piatto forte della storia è la scena durante il funerale di Licio Gelli. Nel dicembre 2015 si prende la scena e davanti a un bouquet di microfoni lancia messaggi sibillini su documenti dell’ex Venerabile ancora segreti che consentirebbero di scrivere passaggi cruciali della storia italiana. Ferramonti ha continuato a contattare Amadori nei mesi successivi. inondato di documenti, video e messaggi «all’insegna del complottismo più spinto. Gli argomenti? Massoneria e servizi segreti deviati, mafia, stragi e colpi di Stato, Guerra fredda, terrorismo, intrighi vaticani, Covid, Big Pharma».

L’ultimo messaggio

L’ultimo messaggio Amadori lo invia quando esce la lettera di Silvestri. La risposta di Ferramonti è chiarissima: «Che doveva fare secondo te?». Poi un altro po’ di veleno: «Contattare la mia fonte? Ormai è troppo tardi. Ma chiedi nell’ambiente intorno a GM». Ovvero le iniziali di Giorgia Meloni.

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