È morto Flavio Carboni: addio al faccendiere dei misteri d’Italia, aveva 90 anni

Aveva 90 anni, qualche giorno fa l’ultima assoluzione. È stato colpito da un infarto

Flavio Carboni è morto. Il faccendiere al centro di tanti misteri d’Italia è deceduto stanotte a Roma all’età di 90 anni. Secondo quanto scrive l’AdnKronos sarebbe stato colpito da infarto. L’ultima sentenza, di assoluzione, è arrivata dieci giorni fa, il 14 gennaio, proprio nel giorno del suo novantesimo compleanno. Il nome di Carboni cominciò a finire sui giornali alla fine degli Anni Settanta, collegato con quelli dell’agente segreto Francesco Pazienza, del piduista Licio Gelli, del boss Pippo Calò e di Silvio Berlusconi, suo socio nella costruzione di Olbia 2. L’ultimo grande caso in cui è rimasto implicato è quello della P3: indagato per corruzione, è stato condannato a 6 anni e 6 mesi di carcere. Nell’agosto 2018 era stato indagato per trasferimento fraudolento di fondi: proprio per quella vicenda è stato assolto nei giorni scorsi.


Carboni è stato assolto anche dall’accusa di omicidio nei confronti di Roberto Calvi, il banchiere del Banco Ambrosiano trovato impiccato sotto il ponte dei Frati Neri a Londra. E aveva sempre negato un suo coinvolgimento nella massoneria: «Non ho mai conosciuto Gelli, non ho mai fatto parte della P2. Anzi, non ho mai fatto parte della massoneria in generale. Che poi abbia conosciuto tanti personaggi di primissimo piano – come tutti a quell’epoca del resto – che potessero avere simpatie o aderire a logge è un’altra storia», aveva detto in una recente intervista all’Adnkronos. Nel 2010 era stato ascoltato come testimone dalla procura di Roma in relazione alla scomparsa di Emanuela Orlandi, alla luce dei suoi rapporti con il Vaticano e con esponenti di spicco della Banda della Magliana tra cui Danilo Abbruciati, l’uomo che sparò a Roberto Rosone, ed Ernesto Diotallevi, passato alla storia come il cassiere della bandaccia.


Nell’ultima intervista rilasciata ad AdnKronos Carboni raccontava di aver «avuto un rapporto molto intenso con Armando Corona, gran maestro del Grande Oriente, e della P2 so quello che mi ha detto lui. Uno dei grandi protagonisti della formazione di quella branca massonica penso sia stato Umberto Ortolani, credo possa definirsi il ‘padre’ della P2. Poi Gelli ne è stato un ottimo allievo nello svilupparla e nel raccogliere tutte quelle adesioni molto importanti, di qualità… Ci sarebbe stato perfino l’allora capo del Sismi, Giuseppe Santovito. Se c’è qualcosa da domandarsi, dunque, è come mai la P2 abbia raccolto il consenso di tanti autorevoli personaggi». Riguardo le accuse di partecipazioni, nel colloquio del marzo 2021 Carboni sosteneva che «molti partecipanti alla P2 dichiaratamente facevano parte della destra, ma non certo della destra estremista, rivoluzionaria o violenta. Quelli che ho conosciuto io erano tutt’altro che violenti: Santovito era un bonaccione che tutto poteva fare meno che il capo dei servizi segreti e i commenti che ho avuto da Corona non erano certo tutti favorevoli alla P2 ma neanche accennò mai a degli estremismi reazionari così violenti, sanguinari».

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