Imprenditori e finanzieri staccano la spina sia a Renzi che a Calenda. Il solo che continua a sostenerli nel 2023 è Gianfranco Librandi

Le conseguenze sul sostegno dei privati ai due leader del Terzo Polo mancato

Da inizio 2023 nessun imprenditore o banchiere versa più un euro né a Carlo Calenda né a Matteo Renzi. L’unico che si svena ancora per tutti e due resta l’ex parlamentare di Italia Viva Gianfranco Librandi, che non riuscendo a scegliere per l’uno o per l’altro ha finanziato entrambi con 50 mila euro. Sia a gennaio che a febbraio (i dati di marzo non sono ancora stati pubblicati), infatti, le casse di Italia Viva e quelle di Azione si sono dovute accontentare solo di qualche contributo tolto all’indennità parlamentare dei rispettivi eletti in parlamento. Hanno chiuso il loro portafoglio i grandi finanziatori che nel 2022 avevano fatto sia di Calenda che di Renzi i beniamini della grande industria e della finanza. Non ci sono più i generosi versamenti di Lapo Rattazzi o di David Serra, mancano anche quelli utilissimi in passato dei Loro Piana e degli Zegna, imprenditori tessili che avevano puntato sul Terzo Polo. Nel 2023 il solo che non si è tirato indietro è Librandi, che in Parlamento non è più rientrato dopo essere stato sconfitto sia nel proporzionale che nel maggioritario, dove l’ha battuto l’azzurra Cristina Rossello. Librandi da inizio anno ha versato personalmente 25 mila euro sia a Renzi che a Calenda e a quel contributo ha sommato due versamenti di altri 25 mila euro a testa da parte della sua azienda TCI Telecomunicazioni Italia srl. A Renzi per maggiore simpatia ha donato il primo febbraio scorso ulteriori 500 euro, che è la cifra per cui si autotassano gli eletti di Italia Viva in Parlamento.


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