Il progetto Life Ursus ormai «sproporzionato» per Fugatti, ma sul sito della provincia di Trento va ancora tutto bene

A leggere ancora oggi la pagina sul sito della Provincia autonoma di Trento, la maggioranza dei residenti si dice favorevole alla reintroduzione degli.orsi in zona. La scheda sul progetto però sembra ferma a vent’anni fa

Per il progetto Life Ursus è arrivato il momento di un aggiornamento drastico secondo il presidente della provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti. Anzi di una vera e propria revisione, soprattutto dopo la morte del runner 26enne Andrea Papi, ucciso agli inizi di aprile dall’orsa Jj4, che la provincia trentina vorrebbe abbattere dopo averla catturata, ma rischia di doverla trattenere in custodia almeno fino alla pronuncia del Tar sulla sospensiva dell’ordinanza di abbattimento voluta proprio da Fugatti. È stato il presidente leghista, pochi giorni dopo la morte di Papi, a ribadire la necessità di un giro di vite sul progetto Life Ursus ai sindaci della Val di Sole: «Il progetto oggi è sproporzionato rispetto alla sua originaria impostazione, che prevedeva una cinquantina di orsi sul territorio trentino – aveva detto lo scorso 8 aprile – Se vogliamo garantire la convivenza uomo-animale, dobbiamo fare in modo che il progetto torni alle sue origini».


I dati mai aggiornati

Qualcuno però dovrebbe avvertire Fugatti che ad essere aggiornato dovrebbe essere anche il sito della provincia che amministra. Proprio lì, quando si parla di «Grandi carnivori in Trentino», si leggono ancora i toni entusiastici con cui quel progetto era stato lanciato nell’ormai lontano 1999. All’epoca alla guida della provincia autonoma c’era Lorenzo Dellai che militava nella Margherita, a presiedere l’Istituto della fauna selvatica, l’infs poi fuso nel 2008 con l’Ispra, c’era il biologo Harry Manelli. A proposito della reintroduzione dell’orso in Trentino che «nell’arco di qualche decina di anni» doveva formare una «popolazione vitale di almeno 40-60 orsi», ancora oggi il sito della provincia autonoma di Trento regala un reperto dal vago sapore di archeologia burocratica, fermo com’è alla fase iniziale di Life Ursus, lanciato dopo una serie di analisi sulla sua fattibilità. Tra queste il favore con percentuali bulgare dei residenti, all’epoca descritto come favorevolissimi al ritorno degli orsi in Trentino: «Più del 70% degli abitanti si sono detti a favore del rilascio di orsi nell’area». Dopo circa 24 anni, l’andamento delle opinioni dei trentini sul progetto non compaiono neanche per sbaglio. Difficile immaginare ancora oggi una popolarità così alta da parte di quegli stessi residenti e degli albergatori alle prese con le disdette dei turisti. Ma sul sito della provincia, questi dati non ci sono. E peggio va se si prova a cliccare sull’unico link presente in quella pagina trionfalistica: si atterra sul sito del Parco naturale Adamello Brenta con l’impietoso messaggio “Nessun risultato”.


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