Luciano Violante e il 25 aprile: «Giorgia Meloni? È estranea al fascismo»

L’ex presidente della Camera: la Liberazione è ricordata con il necessario rispetto

«Tutte le nazioni civili hanno una data fondativa. Gli Stati Uniti hanno il 4 luglio, la Francia ha il 14 luglio, la Germania ha il 3 ottobre. In Italia prima c’era il fascismo, con la violenza politica, il razzismo e i vagoni piombati. Poi ci fu la libertà. Il 25 Aprile rappresenta quella svolta. La grandissima parte degli italiani la ricorda con orgoglio». In un’intervista al Corriere della Sera l’ex presidente della Camera Luciano Violante celebra così la data della Liberazione. E sostiene che «oggi, a parte alcuni estremismi falsificatori, quella vicenda è ricordata con il necessario rispetto». Anche se «una miscela di ignoranza, presunzione e nostalgia alimenta lamentose polemiche” che “per fortuna sono sempre più marginali».


Il dopoguerra

Secondo Violante «nel Dopoguerra tutti i leader politici, compreso Almirante, si impegnarono positivamente per costruire un nuovo rapporto tra lo Stato e masse popolari che non avevano mai conosciuto la democrazia. Giorgia Meloni è estranea al fascismo», sottolinea. E ora «sta lavorando per costruire un partito conservatore italiano. Non sarà mai il mio partito, ma spero che ci riesca. Supererà le nostalgie retrograde esistenti a destra. E a sinistra, spero, ci si dovrà decidere a costruire un grande partito riformatore». Quanto al presidente del Senato, Ignazio La Russa, che ha affermato che la Costituzione non parla di antifascismo, l’ex presidente della Camera replica che «la Costituzione punisce la ricostituzione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista; riconosce e tutela inoltre tutte quelle libertà che furono soppresse dal fascismo. Mi pare evidente dove stia la verità».


I nostalgici

Tuttavia «solo pochi patetici nostalgici vogliano difendere il fascismo», dice Violante. Mentre «il problema italiano sta oggi nei rigurgiti di razzismo, antisemitismo, di violenza sui più deboli». , Pertanto «bisogna combattere questi sentimenti chiamandoli con il proprio nome. Parlare di fascismo non è sbagliato, ma alimenta un conflitto puramente ideologico che ci allontana dai fatti e non ci permette di contrastare efficacemente queste degenerazioni». Ma alla domanda su cosa dovrebbe fare la destra per uscire dalle ambiguità, Violante risponde che «destra e sinistra non sono più le grandi categorie novecentesche, unificanti del pensiero e dell’agire politico. Sono arcipelaghi. Esistono più destre e più sinistre. Giorgia Meloni deve tenere unito il proprio elettorato, allontanare gli estremisti e costruire un futuro privo di nostalgie, di razzismi, di ignoranze. È un compito difficile, ma esistono le condizioni soggettive e oggettive perché il progetto riesca».

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