«C’era un convegno, avevo la febbre, sono uscito per 30 secondi»: le scuse del centrodestra dopo lo scivolone sul Def alla Camera

C’è chi aveva un impegno improrogabile. Chi aveva avvertito dell’assenza. E chi era malato

C’è chi aveva un “impegno improrogabile” e ha dovuto lasciare l’aula alle 16. Chi era da tutt’altra parte perché «c’era un convegno». Chi giura di essersi assentato soltanto per 30 secondi. E chi era a casa con la febbre. Il giorno dopo lo scivolone della maggioranza sul Def alla Camera gli onorevoli del centrodestra sembrano sinceramente dispiaciuti. Avranno modo di dimostrare il loro pentimento nel nuovo voto sul Def che il governo ha organizzato in fretta e furia. Ma intanto rimane la figuraccia. E le scuse. Che chissà se l’irritatissima Giorgia Meloni prenderà per buone. La Repubblica sente per primo Raffaele Nevi di Forza Italia. Che si rammarica per i «14 assenti» nel suo gruppo, dice che non riesce a parlare con il suo capogruppo Barelli (che però «aveva un impegno importante»). Poi aggiunge che è rimasto alla Camera fino al pomeriggio. Poi è partito per Terni.


Le giustificazioni

«Ho la presentazione della lista di Forza Italia. Siamo tutti incasinati per queste elezioni. Non mi giustifico, eh? È stato un errore, purtroppo è successo», dice. Non è l’unico. Andrea De Bertoldi di Fratelli d’Italia era invece a Palermo: «Sono dottore commercialista e rappresento il partito al convegno. L’avevo annunciato una settimana fa. Il mio capogruppo mi ha detto “vai tranquillo”». Il leghista Rossano Sasso invece sostiene di aver “bucato” il voto ma che era in Aula: «Ho avuto un imprevisto che mi ha fatto tardare. Un maledetto imprevisto». Mentre Francesco Maria Rubano ha un alibi: «Ero in bagno. Non sono riuscito a raggiungere in tempo l’emiciclo». Michela Vittoria Brambilla invece era a casa con l’influenza: «Ho esagerato a difendere troppo l’orsa». Assente anche Debora Bergamini, dice il quotidiano. Era a un seminario del Ppe a Vienna. Mentre in tanti dentro Forza Italia fanno notare anche l’assenza di Giorgio Mulé, in polemica con Antonio Tajani. Quelli del centrosinistra sghignazzano: «Si sono rovinati il ponte». Mentre quelli del centrodestra sono arrabbiati: «Questi si credevano già in vacanza. Ora ci tocca stare qui pure domani». Giorgetti è furibondo. «Questi non si rendono conto», lo sentono dire. La stessa cosa – più o meno – la sussurrerà Meloni a Londra.


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