Arrestato per corruzione Mohamed Mobdii, l’ex ministro marocchino che dichiarò che Ruby era maggiorenne quando era da Berlusconi

Il politico marocchino diventò famoso in Italia quando dichiarò di aver firmato lui l’atto di nascita di Karima El Marough

È stato arrestato mercoledì 26 aprile dalla polizia di Casablanca con l’accusa di corruzione Mohamed Mobdii, parlamentare, già ministro della Funzione pubblica del Marocco e leader del Partito del movimento populista. Mobdii per 27 anni è stato anche sindaco del comune di Fkih Ben Saleh e le accuse riguardano anche la gestione dei fondi e degli appalti di questo municipio.


ANSA | Karima El Marough in occasione della presentazione del suo libro a Milano

Mobdii ebbe un momento di celebrità anche in Italia quando scoppiò l’inchiesta su Silvio Berlusconi e Ruby Rubacuori, alias Karima El Marough. Da ministro della Funzione pubblica e sindaco diede una intervista al quotidiano marocchino Al Akhbar, sostenendo di avere firmato e registrato lui l’atto di nascita di Karima-Ruby e di avere inviato la documentazione al consolato marocchino di Milano perché secondo la sua versione all’epoca dei fatti Ruby aveva già compiuto la maggiore età. L’intervista fu cavalcata subito da Forza Italia e la parlamentare allora azzurra Suad Sbai chiede ai magistrati milanesi di acquisire subito la documentazione.


La nota dell’allora parlamentare di Forza Italia Suad Sbai sull’intervista in Marocco a Mobdii

La procura di Milano smentì la sua ricostruzione dicendosi certa che Ruby all’epoca non era ancora maggiorenne. Lo stesso Mobdii in un successivo collegamento telefonico con la trasmissione di Raio Uno Un giorno da pecora provò a fare marcia indietro sostenendo di non avere mai dato quella intervista e di non sapere nulla di Ruby e della sua famiglia che mai aveva conosciuto.

Il giorno dopo però il quotidiano marocchino Al Akhbar pubblicò on line foto e audio di quella intervista (l’audio fu poi tradotto in italiano), dimostrando di avere riportato correttamente tutto quanto detto dall’allora ministro della Funzione pubblica. Mobdii era ancora oggi parlamentare e presiedeva la commissione Giustizia e diritti umani da cui si è dimesso il giorno dopo l’arresto.

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