È morto Alessandro D’Alatri: la carriera del regista, dai film alle fiction televisive

Il ricordo dello scrittore De Giovanni: «Una notizia atroce, era gentile, sensibile e attento»

Il regista romano Alessandro D’Alatri è morto all’età di 68 anni per malattia. Firma di grandi film, da Americano Rosso a La Febbre, è stato anche dietro l’ideazione di molte fiction televisive come I bastardi di Pizzofalcone, Il Commissario Ricciardi e Il Professore. Oltre a videoclip musicali (Articolo 31 – Non è un film, 2001, Elisa – Heaven Out of Hell, 2001, Negramaro – Mentre tutto scorre, 2005, Laura Pausini – Invece no, 2008 e Renato Zero – Ancora qui, 2009 e Alla fine, 2013) e tantissimi spot pubblicitari. Nel 1991 vinse anche il David di Donatello come miglior regista esordiente per Americano Rosso e il Ciak d’oro per il migliore esordio. D’Alatri ha frequentato il set fin da giovanissimo, debuttando prima come attore. Nel 1970 interpretò il piccolo Giorgio del Giardino dei Finzi Contini di Vittorio De Sica.


Dalla pubblicità ai film e alla musica

Poi la pubblicità. Un esercizio di mestiere e duttilità che gli valse oltre 100 spot che già dai primi anni ’80 vennero premiati a Cannes con la Palma d’oro e in tutto il mondo. Ma la grande passione per il cinema ha portato D’Alatri a trovare il suo primo “fratello” cinematografico in Kim Rossi Stuart che diresse in Senza Pelle nel 1994, conquistando un inatteso spazio nel concorso di Cannes e un Nastro d’argento per la sceneggiatura. Il sodalizio è poi proseguito per anni e anni con diverse pellicole. Per poi arrivare a testare anche le potenzialità del racconto in musica che lo portò a lavorare con molti cantanti italiani per i loro videoclip. Il lavoro più recente (due anni fa) è la serie della Rai, Il Professore, con l’attore Alessandro Gassmann.


Il ricordo dello scrittore De Giovanni

«Perdo un amico, ed è un fulmine a ciel sereno, perché Alessandro aveva tenuto riservata la malattia, pensavamo fosse in clinica per un problema ortopedico. Una notizia atroce», commenta lo scrittore Maurizio de Giovanni che ricorda con affetto il poliedrico artista, con il quale ha collaborato per la trasposizione televisiva in Rai delle serie tratte dai suoi romanzi. «Era un uomo di una sensibilità, intelligenza, attenzione, gentilezza inusitata per questo ambiente. Faceva migliori i personaggi che gli affidavi, gli davi dei sogni e te li restituiva reali. Il meglio che un autore può sperare da un regista». E chiosa: «Napoli perde un cittadino, perché qui è stato tanto ed è diventato a tutti gli effetti un napoletano. Una persona in grado di mettere la città in scena conservando per la città il ruolo di protagonista che merita».

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