Celentano e la moglie Claudia incassano ancora 250 mila euro per i successi degli anni ’60, da Azzurro al Ragazzo della via Gluck

Il Molleggiato e consorte controllano un piccolo impero artistico e immobiliare attraverso diverse società con un fatturato annuo superiore a 12 milioni di euro

Adriano Celentano e sua moglie Claudia Mori hanno appena intascato 250 mila euro dai diritti di autore di alcuni vecchi cavalli di battaglia del Molleggiato degli anni Sessanta, come “Azzurro”, “Una carezza in un pugno” e “Il ragazzo della via Gluck”. La notizia emerge dal bilancio 2022 di Clan edizioni musicali srl appena depositato alla Camera di commercio di Milano. Quel repertorio originario di Celentano fa ancora incassare quasi 400 mila euro, che poi detratte le spese sono diventati 250.044 euro di utile che l’assemblea della società ha deciso un mese fa di distribuire interamente ai due soci, Adriano e la moglie Claudia. Non sono gli unici diritti musicali dei Celentano, che hanno il controllo di un piccolo impero artistico e immobiliare attraverso altre società: dal Clan Celentano srl alla Ciao Ragazzi srl, dalla Lunapark edizioni discografiche alle immobiliari Generale holding e Neve con case e terreni a Milano, Galbiate, Asiago, Bordighera e Radda in Chianti che tutte insieme hanno un fatturato annuo superiore ai 12 milioni di euro.


La Clan edizioni musicali fu però negli anni Sessanta la prima casa discografica controllata da un cantante, e nacque da una rottura. Adriano infatti aveva iniziato assai presto, ancora ragazzino, ad esibirsi negli anni Cinquanta a Milano con vari complessi e sigle. Faceva anche l’imitazione di Jerry Lewis, e con quella si presentò il 15 giugno 1956 e il 7 febbraio 1957 a due provini in Rai. Ma andarono malissimo entrambi e Adriano fu scartato. I giudizi dei funzionari della tv di Stato non particolarmente lungimiranti. Il primo fu questo: “Giovane dilettante di parodie. Ha una maschera abbastanza interessante, di estrema somiglianza con Jerry Lewis. Tenta di fare la imitazione parodistica di Jerry Lewis, ma ne esce qualcosa di disordinato, e inconsistente, da ragazzo esuberante. Non interessa”. Il secondo ancora più secco: “Giovane dilettante di canto. Esegue il genere “Rock and Roll” e presenta notevole somiglianza fisica con Jerry Lewis. Immaturo e disordinato. Non interessa”.


La vera svolta nella vita di Adriano avvenne in un giorno che per lui fu anche un incubo: il 18 maggio 1957 al Palaghiaccio di Milano. Allora si esibì in una sorta di kermesse rock and roll, e fu trionfo fra i ragazzini presenti. La kermesse fu però interrotta dai celerini della questura chiamati dagli abitanti del quartiere infastiditi per urla e schiamazzi. Celentano ne uscì braccato dai ragazzini che lo sollevarono lanciandolo in aria. Trionfo sì, ma non per lui come avrebbe ricordato anni dopo nel 1974 in un articolo su Il Monello Claudio Lippi che faceva all’epoca il cantante ed era molto amico di Celentano: Adriano fu talmente impaurito dall’assalto dei fans quella volta da rifiutarsi da quel momento di fare concerti dal vivo in strutture che non avevano uscita di sicurezza come appunto il Palaghiaccio di Milano.

Per alcuni mesi ancora Celentano sarebbe restato una meteora, e solo nel novembre del 1957 riapparve con il nome d’arte di Torquato il Molleggiato in una sfida a distanza fra il rock and roll e la canzone classica napoletana interpretata da un altro gruppo. Ma ormai Adriano era stato notato da un signore svizzero che era diventato il più importante imprenditore discografico di Milano: Walter Guertler, che lo volle in scuderia e iniziò a produrlo. Fu proprio Guertler quando Celentano era partito per il servizio militare (artigliere a Torino) a ottenere per lui dall’allora ministro della Difesa Giulio Andreotti una dispensa speciale per farlo andare in abiti civili a Sanremo cantando Ventiquattromila baci.

Ma Adriano non fu così riconoscente con il suo pigmalione. E in quello stesso 1961, finito il servizio militare e ingaggiato dalla Bussola di Viareggio insieme alla sua band de I Ribelli, si fece convincere dal fratello maggiore Alessandro a lasciare Guertler aprendo una propria etichetta musicale. Furono lì le radici del Clan edizioni musicali (che avrebbe dovuto chiamarsi Caramba records, ma proprio Guertler sapendolo in anticipo ne registrò il marchio). E dopo 60 anni quella avventura ancora produce 250 mila euro l’anno di utili…

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