Il Ponte sullo Stretto ancora non c’è ma i costi già arrivano a 4,5 miliardi di euro

Un emendamento della Lega propone un adeguamento per Salini

Il Ponte sullo Stretto di Messina ancora non c’è. Nel senso che ancora non si conosce il progetto definitivo né l’eventuale apporto dell’Europa. Ma intanto ci sono 4,5 miliardi di euro che se ne vanno. Sono i soldi che il governo Meloni ha deciso di garantire a Salini. I vincitori in consorzio della gara voluta da Silvio Berlusconi nel 2010. Prima è arrivato l’emendamento firmato da Lega e Forza Italia che stanzia 7 milioni di euro per la campagna di comunicazione. Ora arriva in commissione trasporti l’emendamento della Lega che aumenta il corrispettivo da riconoscere al consorzio Eurolink. Mentre Matteo Salvini assicura l’inizio dei lavori per il 2024.


L’emendamento

L’emendamento, si legge nella relazione degli uffici allegata al testo e riportata oggi da Repubblica, prevede «un secondo ulteriore adeguamento nei prezzi di realizzazione dell’opera». Il cosiddetto adeguamento si aggiunge «a un primo adeguamento che sarebbe quello già previsto nei contratti stipulati molti anni fa e poi caducati con la messa in liquidazione della società Stretto di Messina nel 2012, parrebbe a questo proposito che si tratti di adeguamenti basati sull’indice dei prezzi al consumo, cosiddetto indice Istat». Secondo la Lega l’aumento si otterrebbe sottraendo l’indice Istat a una media calcolata sul valore dei primi quattro progetti infrastrutturali per importo banditi da Rfi e Anas nel 2022.


Gli oneri

Ma gli uffici della Camera non riescono a vederci chiaro: «Appare opportuno chiedere al governo chiarimenti in ordine a questo meccanismo considerando che questi adeguamenti aggiuntivi dovrebbero avvenire senza maggiori oneri a carico dello Stato». Secondo il quotidiano quindi gli stessi tecnici della Camera non capiscono come si possa prevedere un aumento dei contratti a Eurolink intorno ai 4,5 miliardi (portando il costo dell’opera a 14,4 miliardi più un altro miliardo di oneri accessori) e non prevedere maggiori oneri a carico dello Stato.

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