Campata da 3 km, rischio sismico, 7 miliardi di costi: cosa c’è nel progetto del Ponte sullo Stretto di Messina

Il progetto prevede piloni da 400 metri e l’inizio dei lavori entro il 2024. Cinque anni per la realizzazione. Il nodo della profittabilità

Il Ponte sullo Stretto di Messina riparte dal progetto del 2011. E prevede una sola campata da 3,3 chilometri e 7 miliardi di costi. Il decreto del governo ha recuperato la Società Stretto di Messina dalla liquidazione. E l’ha resa una società in house partecipata da Anas (51%), Regione Calabria e Regione Sicilia. Oltre che dal ministero dell’Economia e da quello delle Infrastrutture. La concessione avrebbe durata trentennale. Gli accordi del contratto «caducato» saranno riattivati con la firma di atti aggiuntivi. Che comporterà la rinuncia ad ogni controversia sulla cancellazione degli accordi del decreto 179/2012. Il progetto prevede una sola campata e secondo il cronoprogramma dovrà andare in esecuzione entro il 31 luglio 2024. Che secondo le intenzioni del governo dovrebbe essere a questo punto la data dell’inizio dei lavori.


I numeri, i costi, l’occupazione

Quella dello stretto è una zona sismica. Secondo i geologi le sponde di Sicilia e Calabria si allontanano ogni anno di 4-10 millimetri. Il governo prevede di far ripartire l’iter dal progetto definitivo del 2011. Che prevede collegamento su strada e ferrovia. E che verrà adeguato alle nuove norme tecniche, di sicurezza e ambientali. Il nuovo iter autorizzativo dovrà bollinare il ponte strallato più lungo al mondo (3,3 chilometri). Nei giorni scorsi il Mit auspicava l’inizio dei lavori entro il 2024. Resta il nodo dei finanziamenti necessari. Il governo lavora per reperire risorse, nei giorni scorsi Salvini ne ha discusso, tra gli altri, con il vertice della Banca europea degli investimenti. La dicitura «salvo intese» usata per il provvedimento che riavvia l’iter per la realizzazione del ponte sullo Stretto, a quanto si apprende, sarebbe stata apposta per continuare a studiare una soluzione a dei rilievi formulati da alcuni tecnici ministeriali. I quali avrebbero fatto notare come utilizzare la società già esistente – in liquidazione da 10 anni – potrebbe configgere con le normative Ue sulla concorrenza. Mettendo così a rischio la possibilità di usare fondi Pnrr e comunitari per l’opera.


Correnti marine, coste friabili, rischio sismico

La Stampa spiega oggi che i piloni dovranno essere alti fino a 400 metri. Il progetto di ponte sospeso a campata unica si dovrebbe costruire per forza lontano sia da Messina che da Reggio Calabria. Perché bisogna realizzarlo nel punto meno esteso dello Stretto. Secondo il quotidiano c’è il rischio che il traffico locale continui ad utilizzare i traghetti. Il progetto presenta problemi sismici. Nei giorni di vento forte il ponte non sarebbe percorribile. Le fondazioni dei pilastri, che avrebbero cubi di quasi cento metri di lato, presentano incertezze sulle temperature che si generano in fase di presa del calcestruzzo. Con conseguenze sui risultati della presa. La soluzione di realizzare un ponte sospeso ancora più lungo che colleghi le due città e a tre campate è più recente. Ma secondo i critici genererebbe problemi statici. Perché quelle pendici non sembrano essere geologicamente stabili. L’obiettivo ora è quello di arrivare a un nuovo progetto esecutivo entro il 31 luglio 2024 per poi avviare i lavori per la fine di quell’anno. Il decreto, secondo la bozza circolata nei giorni scorsi, resuscita anche i vecchi contratti di appalto cancellati dal governo Monti, a partire da quello con Eurolink, il consorzio guidato da Salini (oggi Webuild) che vinse la gara internazionale d’appalto.

I conti

Poi ci sono i conti da fare sulla profittabilità dell’opera. Attualmente tra i porti transitano 10 milioni di persone l’anno. Le automobili sono 1,4 milioni e i mezzi pesanti 800 mila. Si effettuano annualmente circa 100 mila corse tra traghetti, navi e aliscafi. Ancora La Stampa cita uno studio sulle ricadute in Sicilia della Regione con l’Istituto Prometeia. Che calcola un costo di 6,54 miliardi di euro, pari al 7,4% del Pil siciliano. La stima dei costi del ponte va invece dai 4 ai 7,1 miliardi. Il ponte «creerebbe 150mila posti di lavoro» secondo Salvini. Non più di 17- 50 mila con l’indotto, secondo vecchie stime del 2001. Per renderlo un’opera profittevole dovrebbe aumentare il transito di passeggeri e merci. Portando i treni ad Alta Velocità al di là dello Stretto. Ma il Pnrr finanzia da qui al 2026 solo una trentina di chilometri di linea veloce da Battipaglia a Romagnano. Dal 1971 il Ponte sullo Stretto di Messina è già costato un miliardo di euro tra penali e indennizzi. Bruxelles è pronta a finanziare la prima fase di fattibilità. Di fronte a «un progetto solido». Al resto dovrà provvedere l’Italia.

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