Francesco Facchinetti, il nuovo mestiere di procuratore e la patch per i capelli: «Mi dicono che ho in testa un gatto morto? Pazienza»

Il conduttore si occuperà dei contratti di calciatori. E racconta la sua soluzione per la calvizie

Francesco Facchinetti, conduttore e dj, racconta oggi in un’intervista al Corriere della Sera i suoi giri di notte a Milano con Britney Spears e Leonardo DiCaprio. Ma il figlio di Roby parla anche del suo prossimo lavoro: quello di procuratore sportivo per calciatori. «Un progetto che parte da lontano, con una nuova società, ci ho messo 5 anni. Intanto mi occupo già dei diritti di immagine di Sergej Milinkovic-Savic e Sandro Tonali. Poi passerò alla procura, ho un patentino inglese, spagnolo e quello Fifa, l’unico impossibile è quello italiano, bisogna passare un esame da avvocato. Il calciatore è un artista, un’icona, un supereroe», dice nell’intervista con Giovanna Cavalli.


La soluzione per la calvizie

Ma Facchinetti parla anche di altro. Ovvero del suo trapianto di capelli: «Ho sempre avuto questo problema dei capelli che mi trapanava il cervello. Li perdevo e ho provato di tutto. Fialette, polverine colorate, un disastro, sporcavo il cuscino, imbarazzante. Poi ho trovato la soluzione con una patch cutanea e l’ho ammesso, pazienza se mi dicono che ho in testa un gatto morto, mi sento meglio». Mentre fa sapere di avere ancora auto lussuose: «Più d’una, mi piace collezionare auto di lusso come le Rolls, in onore al mio idolo John Lennon che la sua la dipinse a fiori. Le ho avute nere, verdi, bianche, me le merito perché mi sono fatto un c..o quadrato. Ci giro, non le tengo in garage. Ma crescendo capisci il giusto peso da dare ai beni materiali, che non sono fondamentali».


Berlusconi

Infine, due parole su quella volta che insegnò a Berlusconi i segreti del web: «Mi aveva scelto come punto di riferimento per la sua discesa in campo digitale e mi convocò ad Arcore. Gli dissi: “Presidente, lei è l’italiano più famoso al mondo, più di Leonardo da Vinci, ma ha meno follower della Boschi”. Si illuminò. Però ero un consulente costoso e alla fine non se ne fece niente».

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