Strage di Brescia, l’ira del governo per l’esclusione dal processo: «Negato il potere-dovere di affiancare le vittime, faremo ricorso»

Palazzo Chigi smonta in una nota la tesi del Gup di Brescia secondo cui l’istanza di costituzione di parte civile sarebbe arrivata oltre i termini

Non va giù al governo il boccone amaro del respingimento, da parte del Tribunale di Brescia, della richiesta di costituirsi parte civile nel processo per la strage di Piazza della Loggia (Brescia, 1974). In una nota Palazzo Chigi definisce la decisione del Gup di Brescia «sorprendente», osservando che in tale modo «alla presidenza del Consiglio è stato impedito l’esercizio del potere-dovere di affiancare la difesa delle vittime». Il governo, di conseguenza, ha già dato mandato all’Avvocatura dello Stato di avanzare ricorso in Cassazione contro un provvedimento «palesemente abnorme». Il Gup ha comunicato la sua decisione sei respingere la costituzione di parte civile nel corso dell’udienza preliminare svoltasi oggi a carico di Roberto Zorzi, ritenuto uno degli esecutori materiali dell’attentato avvenuto il 28 maggio 1974. La ragione con la quale il giudice accolto l’eccezione della difesa dell’imputato è il fatto che la presidenza del Consiglio abbia presentato istanza in ritardo rispetto all’inizio dell’udienza. Una motivazione ora contestata dal governo e dall’Avvocatura.


La ricostruzione della vicenda secondo Palazzo Chigi

La decisione del Gup di Brescia sorprende, fa notare la presidenza del Consiglio, per due ragioni. Primo, il Gup «non aveva dato notizia al governo dell’udienza antecedente a quella odierna e ciò aveva reso impossibile la costituzione. La Presidenza del Consiglio aveva incaricato l’Avvocatura dello Stato di presentare istanza di rimessione in termini che lo stesso Gup ha accolto. Perché mai l’avrebbe accolta se non per formalizzare la costituzione?». Secondo, «oggi il Gup sostiene che la Presidenza del Consiglio avrebbe dovuto conoscere l’antecedente udienza in quanto ‘fatto notorio’: ciò contraddice la precedente decisione dello stesso Ufficio e il codice di procedura penale che impone di notificare l’udienza a chi ha titolo a intervenirvi». La battaglia legale tra Palazzo Chigi e Tribunale di Brescia si sposta ora in Cassazione.


Leggi anche: