La scrittrice transgender che racconta il desiderio di tornare a essere uomo: «Si parla di diritti ma c’è ancora ignoranza»

Torrey Peters e il libro “Detransition, baby”: più che un messaggio volevo trasmettere una domanda

Detransition, baby è il romanzo d’esordio di Torrey Peters, transgender, newyorkese (d’adozione). Racconta la storia di una trans che scopre che la sua compagna vuole tornare a essere uomo e che ha messo incinta una donna. I tre valutano allora l’ipotesi di formare una famiglia tutti insieme. Peters ha parlato oggi della sua opera in un’intervista a Repubblica. «Più che un messaggio, volevo trasmettere una domanda», spiega. «Il libro si apre con tre persone che si chiedono se possono formare una famiglia piuttosto inconsueta e, senza fare spoiler, finisce con la medesima domanda. La risposta non esiste, nel senso che non ce n’è soltanto una: l’importante è chiedersi quali sono i nostri desideri, senza romanticizzare né la famiglia classica, né la famiglia queer».


La famiglia queer di Michela Murgia

Enrico Franceschini allora le chiede cosa pensa della famiglia queer della collega Michela Murgia: «Molti queer vivono in comunità, anzi in vere e proprie comuni, e possono essere situazioni incredibilmente felici. Io non ci riuscirei, non perché contraria per principio ma perché non è il modo in cui intendo il mio essere queer». Peters dice che i diritti Lgbtq+ hanno fatto progressi negli Usa: «Almeno negli Usa sì, ma bisogna distinguere. In America i diritti dei gay sono ormai accettati dalla maggioranza dei conservatori. I diritti dei trans sono invece sotto attacco, come dimostrano le iniziative del governatore repubblicano della Florida Ron DeSantis. L’atteggiamento della gente, tuttavia, si è evoluto. Sei anni fa se parlavo di trans a una conferenza il pubblico diceva “interessante”, ma era come se parlassi della vita dei leopardi. Adesso ascolta, parlo di cose che possono riguardare anche loro».


Le proteste delle scrittrici

Peters dice anche che quando alcune scrittrici hanno protestato per l’inserimento del suo libro nella narrativa femminile ci è rimasta male: «Ma mi ha confortato che la giuria non ha cambiato idea. Ancora di più mi hanno fatto piacere le lettere a mio sostegno di tante brave scrittrici. Comunque la polemica ha contribuito a fare diventare il mio libro un best-seller nel Regno Unito». Infine, dice la sua su J.K. Rowling, secondo la quale si è donna soltanto se si nasce con l’organo genitale femminile: «Donna è una categoria su cui non tutti al mondo hanno le stesse opinioni. È donna chi può avere figli, dicono alcuni. E allora se una donna è sterile, non è donna? Mi identifico come transgender e uso le toilette femminili dal 2007, non provo più insicurezza al riguardo: la mia posizione è che bisognerebbe ignorare queste polemiche e continuare a fare ciò che ci rende felici».

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