Lo scrittore Salman Rushdie riappare in pubblico, la prima uscita dopo l’attentato: «Non facciamoci impaurire dal terrorismo»

Lo scrittore ha anche attaccato lo Stato della Florida per «gli attacchi ai libri, gli attacchi all’insegnamento, gli attacchi alle biblioteche»

Prima apparizione pubblica per Salman Rushdie, autore del bestseller mondiale Versetti satanici, dopo l’attentato dello scorso 12 agosto. Lo scrittore indiano, naturalizzato britannico, era stato invitato a un festival letterario a Chautauqua, una cittadina nel nord dello stato di New York. Un simpatizzante dello sciismo iraniano gli aveva inferto una decina di coltellate, causandogli la perdita di un occhio e la mobilità di una mano. Rushdie è riapparso a New York, la sera del 18 maggio, per un evento di gala organizzato dal Pen Club America, associazione che difende la libertà di parola e i diritti degli scrittori. Nell’occasione, Rushdie ha ricevuto il premio onorario del club. Il 75enne è apparso con degli occhiali con una lente nera, per coprire l’occhio dal quale non riesce più a vedere, dopo l’aggressione. La presenza dello scrittore di origini indiane è stata una sorpresa non annunciata agli altri 700 ospiti del gala. Durante l’evento, Rushdie ha voluto rendere omaggio ai soccorritori che, ad agosto, lo hanno salvato: «Il terrorismo non deve terrorizzare noi. La violenza non deve scoraggiarci. Accetto questo premio per tutti coloro che sono venuti in mio soccorso. Ero il bersaglio quel giorno, ma loro erano gli eroi. Hanno avuto coraggio quel giorno e li ringrazio per avermi salvato la vita», ha detto alla platea raccoltasi nell’American Museum of Natural History.


Durante il suo intervento, Rushdie ha sferrato un attacco politico. Con l’annunciata candidatura del governatore della Florida per la corsa alla Casa Bianca, Ron DeSantis, lo scrittore ha voluto criticare le politiche sulla messa al bando di alcuni libri nelle scuole dello Stato: «Gli attacchi ai libri, gli attacchi all’insegnamento, gli attacchi alle biblioteche in Florida non sono mai stati più pericolosi, e mai è più importante che ci impegniamo per combatterli». Al New York Times, dopo l’evento, Rushdie ha aggiunto: «Mi sono detto che, se c’era un modo giusto per rientrare, era qui. Essere parte del mondo dei libri, della lotta contro la censura e per i diritti umani. È bello essere di nuovo qui, rispetto a non essere qui, che era anche una possibilità», ha ironizzato. E ha concluso con una dichiarazione in tre lingue diverse: «La lutte continue. La lotta continua. The struggle goes on».


Leggi anche: