Nanni Moretti sui filoputiniani in Italia: «Esserlo oggi mi sembra una cosa da matti totali»

Il regista racconta come già facesse fatica a concepire l’esistenza di gente vicina all’Unione sovietica prima del 1989

Che qualcuno possa definirsi ancora oggi un filoputiano, secondo Nanni Moretti è una roba «incredibile, da matterelli totali». Intervistato sulla Stampa, Annalisa Cuzzocrea chiede al regista in concorso a Cannes con Il Sol dell’Avvenire se trova delle similitudini tra chi oggi a sinistra fa fatica a condannare l’aggressione russa in Ucraina e il presidente russo Vladimir Putin con l’opacità del Partito comunista italiano all’epoca dell’invasione sovietica in Ungheria. Moretti dice che lo ha «sempre stupito che fino a novembre dell’89 (crollo del muro di Berlino e inizio della fine del Pci) rimanesse incredibilmente radicato in tanti a sinistra il legame con l’Urss e i Paesi del blocco sovietico». Chi però oggi si schiera contro Kiev più che altro, secondo Moretti, non lo fa per vicinanza a Mosca quanto per astio nei confronti di Washington. Insomma è più una questione di antiamericanismo, che però spiega il regista inevitabilmente porta a schierarsi con il presidente russo: «Oggi, nel 2023, come ci si può tranquillamente dichiarare filoputiniani? Mi sembra una cosa incredibile, da mattarelli totali».


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