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Covid, le nuove sotto-varianti XBB non preoccupano solo in Cina: l’Oms chiede nuovi vaccini più mirati

25 Maggio 2023 - 17:23 Juanne Pili
Pechino aveva imposto i propri vaccini, che hanno dimostrato una minor efficacia rispetto a quelli prodotti in Occidente, ma non si prevede un incremento di casi più gravi

Secondo Zhong Nanshan, uno dei principali epidemiologi cinesi nel campo delle malattie respiratorie, in Cina è prevista una nuova ondata di Covid-19 a fine giugno, con 65 milioni di casi a settimana. Durante un forum scientifico a Guangzhou, Zhong ha lanciato l’allarme e ha annunciato l’imminente lancio sul mercato di due nuovi vaccini per contrastare le nuove sotto-varianti Omicron denominate XBB (XBB. 1.9.1, XBB. 1.5 nota come Kraken e XBB. 1.16). Secondo l’esperto Pechino sarebbe in anticipo rispetto agli altri Paesi nello sviluppo di vaccini più efficaci, assieme ad altri in fase di sviluppo. Wang Guangfa, altro esperto di malattie respiratorie presso il Peking University First Hospital, ha affermando che il secondo picco non sarà così grave come il primo e che gli ospedali non saranno sovraccarichi. Secondo l’esperto, le re-infezioni di solito si presentano con sintomi più lievi. Nonostante Wang abbia minimizzato l’allarme, viene comunque raccomandato di prestare maggiore attenzione e protezione alle persone più vulnerabili.

Nuove ondate ma i casi saranno meno gravi

La Cina paga anche l’aver imposto i propri vaccini, impedendo l’ingresso di quelli a mRNA prodotti in Occidente che hanno dimostrato una maggiore efficacia. Ora le autorità stanno accelerando il lancio di nuovi vaccini per contrastare l’ondata di Covid-19 in corso, che si prevede raggiungerà il picco a giugno, infettando fino a 65 milioni di persone a settimana. Le nuove sub-varianti XBB del SARS-CoV-2 stanno mostrando al Paese che puntare tutto sulla politica zero Covid lo scorso anno, per poi abbandonarla bruscamente, non è stata una soluzione. Zhong ha parlato lunedì scorso dell’approvazione di appositi trial riguardo a due nuovi vaccini, ma tutto si basa al momento sui report dei media statali. L’epidemiologo ne ha parlato durante un intervento al forum sulle biotecnologie di Guangzhou, senza fornire fonti. Insomma, attendiamo di vedere degli studi in merito. Il nuovo focolaio potrebbe rappresentare la più grande ondata di infezioni dalla fine della rigida politica zero Covid dello scorso inverno, che ha portato fino all’85% della popolazione contagiata in quel periodo.

Negli Stati Uniti, per esempio, le nuove varianti hanno sì causato un aumento dei casi di Covid-19, ma l’11 maggio è stata comunque dichiarata la fine dell’emergenza sanitaria. Gli esperti si mantengono cauti e non escludono la possibilità che nuove varianti possano scatenare un’altra ondata di contagi negli anni a venire. Parallelamente le autorità cinesi sostengono che la nuova ondata sarà meno grave. Basti pensare che diversamente dal periodo di zero Covid in cui la Cina ha implementato restrizioni severe, al momento non sono state ripristinate tali misure. Buona parte dei cittadini sembra continuare a condurre una vita normale. Gli esperti di sanità pubblica suggeriscono comunque che sarà necessario attuare un programma aggressivo di richiami vaccinali. Tutto si giocherà attorno al garantire forniture adeguate di antivirali negli ospedali. Il punto più critico sta nel fatto che parliamo di un Paese abitato da una numerosa popolazione di anziani, dunque più a rischio.

Già con l’emergere della sotto-variante «Kraken» a gennaio si erano registrati non pochi allarmismi. «Una ripresa dei contagi si tradurrà, inevitabilmente, in un maggior numero di ricoveri e decessi e più in generale maggiori problematiche per tutte le persone (anziane, immunocompromessi e fragili) che hanno maggiori fattori di rischio – riportava su Facebook l’esperto di genomica comparata dell’Università di Trieste, Marco Gerdol -, perché nonostante tutto l’idea che covid-19 possa ridursi ad un banale raffreddore per queste persone resta una pia illusione: nulla di nuovo sotto il sole, è sempre la solita storia e valgono le solite raccomandazioni, in assenza di qualsiasi evidenza che Kraken, a dispetto del nome, possa essere maggiormente virulenta». Intervistato per una nostra precedente analisi, il genetista spiegava a Open la natura ricombinante di questo lignaggio:

Il fatto che si chiami XBB con questo prefisso “X” sta a indicare che è una variante ricombinante, quindi discende di fatto dalle BA.2». Parliamo sempre di sottovarianti Omicron. Abbiamo pertanto un ritorno a dominanza di BA.2 dopo qualche mese in cui c’erano state soprattutto varianti discendenti da BA.5. Il fatto che Kraken sia una ricombinazione è interessante da un punto di vista scientifico – continuava Gerdol -, perché conferma ancora una volta come ci possono coinfezioni nello stesso individuo creando questo genere di genomi chimerici, che poi casualmente ogni tanto acquistano delle proprietà vantaggiose. 

Nuovi vaccini specifici per le varianti in circolazione

Le sotto-varianti XBB sono importanti anche per le prossime sfide della ricerca sui vaccini. Già il 18 maggio l’Oms ha raccomandato che i futuri vaccini non si basino più sul SARS-CoV-2 “originale”, bensì sulle varianti Covid attualmente in circolazione. La variante XBB.1 è responsabile della maggior parte delle nuove infezioni nel mondo. Sotto osservazione anche la variante XBB.1.5, di cui si dovrebbe tener conto nei prossimi vaccini. Tali aggiornamenti sono mirati a garantire una maggiore efficacia nella protezione contro le varianti prevalenti oggi.

Qui ci si divide tra chi in seno all’Oms vorrebbe lo sviluppo di vaccini basati su una sola variante e chi invece propone vaccini che agiscano specificamente su più ceppi diversi. Secondo l’Organizzazione ci sono solo piccole differenze tra le varianti XBB attualmente note, per tanto potrebbero essere prese in considerazione altre formulazioni e/o piattaforme che ottengano risposte anticorpali neutralizzanti robuste contro i lignaggi discendenti XBB. Altri esperti invece sollecitano l’inclusione di almeno due diversi ceppi di virus, in quanto aumenterebbe la probabilità di abbinare qualsiasi ceppo di SARS-CoV-2 possa circolare in futuro. L’influenza è il modello su cui si basa questa proposta; infatti il vaccino antinfluenzale annuale prende di mira quattro ceppi diversi, massimizzando così le possibilità di proteggere dalle forme gravi.

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