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«Così l’Espresso ha “costruito” lo scoop sui fondi russi alla Lega e ha avuto l’audio del Metropol». E il Carroccio va in procura

03 Giugno 2023 - 12:39 Redazione
La Verità all'attacco dei giornalisti che firmarono l'inchiesta e dell'avvocato Meranda. E ora il partito di Salvini chiede un nuovo intervento della magistratura e tira in ballo l'ex direttore Damilano

L’attacco della Verità a l’Espresso per il caso Metropol è duro e preciso, tanto che letto il giornale i vertici della Lega hanno fatto sapere di essere pronti a presentare un esposto in procura. Ad aprile è stata archiviata l’inchiesta della procura di Milano sui fondi russi alla Lega. La vicenda, che si rifaceva a uno scoop del settimanale, riguardava una trattativa di personaggi legati al mondo di Putin per far arrivare soldi al Carroccio dalla compravendita di petrolio russo. Ma, racconta oggi Giacomo Amadori, un’informativa della Guardia di Finanza getta nuova luce sulla vicenda. L’informativa risale a luglio 2020. Le fiamme gialle scrivono: «Dagli accertamenti svolti […] sono emerse tracce di contatti telefonici e di incontri intercorsi nel periodo d’interesse investigativo (2018/2019) tra uno degli indagati, Gianluca Meranda, e uno dei giornalisti firmatari dello scoop da cui ha tratto origine l’indagine, Giovanni Tizian (oggi a Domani, ndr)».

Gianluca Meranda

Chi è Gianluca Meranda? Si tratta di un avvocato d’affari, già massone, poi espulso dalla Serenissima Gran Loggia d’Italia, che durante la trattativa diceva di rappresentare gli interessi di una banca anglo-tedesca. Era già stato indicato nel luglio 2020 come la “gola profonda” dietro la registrazione del colloquio al Metropol. Di fatto è stato lui a innestare il meccanismo che ha portato all’inchiesta della procura. La Verità dice che sul suo iPhone X gli investigatori hanno rinvenuto «alcune fotografie risultate sostanzialmente sovrapponibili a quelle pubblicate su L’Espresso a margine degli articoli a firma dello stesso Tizian». Lui e Stefano Vergine hanno lavorato per mesi all’inchiesta. Ma non hanno mai detto chi gli abbia consigliato di recarsi in albergo e chi gli ha consegnato l’audio della riunione. Che ha portato all’inchiesta sullo stesso Meranda, sul bancario Francesco Vannucci e su Gianluca Savoini, all’epoca portavoce di Matteo Salvini.

L’archiviazione

È nell’istanza di archiviazione che si risolve il “giallo” Meranda. Tizian e l’avvocato d’affari avevano una frequentazione precedente al Metropol. Nell’agenda del cellulare di Meranda «risultano registrati 14 promemoria di appuntamenti con Tizian nel periodo dal 25 luglio 2018 al 24 giugno 2019».Il 30 gennaio 2019, probabilmente in vista dell’uscita del libro, compare anche il nome dell’altro giornalista, Vergine. Una notizia che per i militari avvalora «la tesi» che Tizian e Meranda «fossero in contatto diretto nel pieno dello sviluppo degli accadimenti oggetto d’indagine (e anche dopo)». Il primo incontro, quello del 25 luglio 2018, «è immediatamente prossimo a importanti sviluppi degli embrionali accordi e delle trattative commerciali oggetto d’inchiesta giornalistica e, quindi, d’indagine, contestualizzabili tra il 10 e il 24 luglio 2018».

Gole profondissime

All’epoca Meranda riceve, via mail, una bozza di offerta commerciale dalla russa Avangard gas and oil company. Il documento sarà successivamente pubblicato sull’Espresso del 24 febbraio 2019. Un altro appuntamento risale all’ottobre 2018. I finanzieri evidenziano: «La data della riunione è immediatamente prossima alla partenza di Meranda e Tizian per Mosca, con lo stesso volo Alitalia», decollato da Roma Fiumicino il 17 ottobre 2018. Un viaggio «propedeutico» all’incontro del Metropol, «oggetto d’inchiesta giornalistica e, quindi, d’indagine». Ed è proprio Meranda a pronunciare nella riunione alcune parole significative: «Non è una questione professionale, ma politica». Oppure: «L’affare non serve per arricchirsi, ma per sostenere una campagna politica, che è di beneficio, di reciproco vantaggio, per entrambi i Paesi coinvolti (Italia e Russia)».

Le foto su Whatsapp

Anche alcune foto su Whatsapp che ritraggono i luoghi della trattativa sono state scattate proprio da Meranda. E poi pubblicate su L’Espresso. Le Fiamme gialle hanno trovato anche tre chiamate Whatsapp nel luglio 2019. «Le ultime due, dell’11 luglio 2019, ricadono in un momento essenziale per lo sviluppo delle indagini» puntualizzano i finanzieri. E infatti il giorno prima, il 10 luglio, il sito americano di news online Buzzfeed aveva pubblicato stralci dell’audio del Metropol. Durante un interrogatorio con gli investigatori uno dei giornalisti dice che la fonte aveva detto loro di non pubblicare l’audio.

La reazione della Lega

Dopo la pubblicazione dell’articolo, in mattinata la Lega ha annunciato che presenterà un esposto in Procura. Nel comunicato, il partito parla di «uno scandalo» e di una «macchinazione che ha inquinato la nostra democrazia e il dibattito pubblico». Una situazione che ora merita «interventi chiari dalla politica, dalla magistratura, dall’ordine dei giornalisti e dai commentatori che per anni hanno rovesciato fango», e anche dall’allora direttore dell’Espresso Marco Damilano «poi promosso in Rai dalla sinistra». Secondo il Carroccio, si è trattato di «una macchinazione costruita a tavolino per colpire il partito e il leader Matteo Salvini (ai tempi vicepremier e ministro dell’Interno) alla vigilia delle ultime elezioni Europee»: «Queste rivelazioni – conclude la Lega – offrono nuovi spunti che, ne siamo certi, saranno di grande interesse giudiziario».

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